È un detto inventato dagli inglesi e molto applicato soprattutto nello sport: quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. Lorenzo Insigne lo sta interpretando anche troppo alla lettera, se è vero che in questa stagione si è specializzato nei gol pesanti: uno con la maglia dell’Italia, contro l’Argentina, gli altri due in Champions nella doppia sfida contro il Borussia. Sono le difficoltà e i palcoscenici più prestigiosi a esaltare la vena dello scugnizzo, rimasto curiosamente a secco in campionato e per questo rimproverato da Benitez. La continuità non è il punto di forza dell’attaccante di Frattamaggiore, al quale non fanno al contrario difetto classe e personalità: due qualità così spiccate da convincere Prandelli a convocarlo stabilmente in Nazionale, nella stagione che si concluderà con il Mondiale brasiliano. Insigne non tradisce mai, quando il gioco si fa duro. Era stato il migliore del Napoli anche nella malanotte di Torino contro la Juve — impegnando a ripetizione Buffon — e si è ripetuto martedì sera contro il Borussia Dortmund, pur partendo dalla panchina. «Sono molto contento per il mio gol, ma non per il risultato. Rimane il rammarico per non aver vinto o almeno pareggiato la gara», ha tirato le somme dopo la trasferta in Germania il baby azzurro, parlando con la maturità di un veterano. «Abbiamo dato tanto, facendo una buona prestazione. Dobbiamo essere più convinti sotto porta e avere più fiducia nei nostri mezzi. Però si è visto finalmente il vero Napoli», ha dato la carica l’attaccante, spronando i compagni nonostante sia la mascotte del gruppo, con i suoi 23 anni. «Si può ancora credere nella qualificazione, contro l’Arsenal daremo tutto con l’aiuto del San Paolo e poi vedremo cosa faranno i tedeschi». Tutto giusto, ma resta una perplessità: perché Insigne si accende solo quando il gioco si fa duro? Lui non ne fa un dramma. «Il gol in campionato? Manca ancora tanto, l’importante è giocare con continuità, presto arriverà». Magari già contro la Lazio, all’Olimpico, ballottaggio con Mertens permettendo. Lorenzo deve smetterla di accendersi a intermittenza, però: solo così diventerà davvero “Il Magnifico”.
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