Partita ricca di emozioni agonistiche ma ne esce solo un pareggio, che in fondo non è così deludente se si considera che la Juventus era pure andata in vantaggio e un distacco di -9 sarebbe stato ancor più scoraggiante. Inseguire il primo posto è un dovere, ma resta più realistico pensare a blindare il secondo, ora che Milan o Lazio potrebbero farsi sotto.
Una partita dai cento volti quella di ieri fra Napoli e Juventus, che ha vissuto di momenti, dettati dall’agonismo piuttosto che dalle strategie tattiche. Il Napoli è partito a mille e nei primi secondi è già andato al tiro un paio di volte, ma lentamente gli ospiti sono cresciuti e hanno preso possesso del campo per almeno 20′, nell’arco dei quali hanno segnato il gol del vantaggio e sfiorato in più occasioni il raddoppio. Del 18′ è una parata miracolosa di De Sanctis su Vucinic. Di lì il Napoli ha provato a riprendersi, a venire fuori, e con la testa ci è riuscito, ma non con i piedi: sempre innumerevoli gli errori di misura in fase di possesso, un vizio che sta diventando un tormentone. Tale che gli azzurri, pur riappropriandosi dell’iniziativa, non riuscivano a produrre azioni da gol se non con tiri da fuori. Prova e riprova, il pareggio è arrivato proprio con una botta da lontano, che ha fatto esplodere il “San Paolo”: la componente irrazionale di questa gara emerge dal fatto che l’autore della conclusione vincente sia stato Inler, fino a quel momento (e di certo anche dopo) il più disastroso quanto al computo degli errori. Passaggi imprecisi, appoggi troppo corti, lanci sbilenchi, stop falliti, distrazioni e palle perse goffamente: Inler ha sbagliato tutto quello che poteva sbagliare fino alla sostituzione, eppure ha regalato il pareggio ai suoi. In modo speculare, il suo connazionale Behrami è stato ancora una volta strepitoso nell’essere ovunque a salvare situazioni disperate, eppure ha commesso quell’unica incertezza quando gli è scappato Pirlo (non il più veloce del mondo), dai cui piedi è partito il cross per la testa di Chiellini e per il vantaggio della Juve. Mentre Britos crollava al suolo in una serata che già prima di questo episodio aveva dato segnali infausti, e alla fine del primo tempo si è conclusa con una mandibola rotta.
Restando invece in tema di svizzeri, impossibile non menzionare l’occasione fallita da Dzemaili. Ancora un tiro da lontano (la sola arma azzurra di ieri notte), stavolta di Hamsik, che è stato l’unico a innalzare la qualità e il ritmo dell’azione, e a sporcare davvero i guanti di Buffon. Portiere bianconero che ha respinto una conclusione insidiosa dello slovacco sui piedi, si diceva, di Blerim Dzemaili, che doveva soltanto appoggiarla in porta. Invece: fuori. Molti hanno pensato che qualsiasi giocatore della Juventus non avrebbe fallito quel tap-in. Qualcuno potrebbe pensare al rimpallo fortunato per la rete di Lichtsteiner contro il Siena. E sì, la palla gira e ieri il Napoli non ha avuto molta fortuna. Però bisogna ammettere che la palla fra i piedi della Juve gira meglio: passaggi sempre efficaci e verticali, intesa totale fra gli undici in campo, pochi tocchi e attaccanti già davanti al portiere avversario. Mentre il Napoli, anche nel suo momento migliore – fra il 60′ e il 70′ – non ha smesso di intervallare fiammate di orgoglio con goffi errori quasi dilettanteschi. Talvolta distrazioni, talvolta proprio lacune tecniche.
Inler, Behrami, Dzemaili, gli svizzeri-napoletani hanno fatto ieri un po’ la cronaca della partita. Cavani invece non si è visto molto, preso com’era, suo malgrado, da un altro sport, la lotta greco-romana con Chiellini. Si può parlare di singoli perché è difficile osservare il panorama tattico di un incontro che ha alternato così tanto gli equilibri, con fasi in cui la Juve sembrava prossima a segnare, ed altre in cui il Napoli schiacciava con foga gli ospiti nella loro metà campo, pur senza arrivare sotto porta. Conte, in fondo, ha preparato una partita prudente, il cui sintomo è la scelta di Peluso al posto di Asamoah. I suoi hanno giocato d’attesa: non di contropiede, bensì hanno aspettato i momenti in cui i padroni di casa rifiatassero, per prendere l’iniziativa e provare a colpire. E nel primo tempo stavano rischiando di riuscirci più di una volta. Ma nella ripresa la Juventus ha tirato i remi in barca, puntando al pari, come era giusto che fosse. Qui il Napoli avrebbe potuto provare di più, e Mazzarri il suo lo ha fatto. Prima il 4-3-1-2 nella speranza (vana) di restituire serenità ad Inler, poi l’ingresso di Insigne al posto di Pandev (entrambi piuttosto innocui, ieri), infine il tentativo di spostare il flusso dell’azione sui lati e non più al centro, inserendo Armero. Nulla di tutto ciò ha cambiato il punteggio, nel Napoli si è vista tanta buona volontà e tanto cuore, ma ancora molti, troppi limiti tecnici dei singoli e di impostazione corale, limiti che qualche preoccupazione la destano.
A cura di Lorenzo Licciardi
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