VINOVO, 29 ottobre – «Bene, bene. Grazie. A parte un po’ di raffreddore, tutto ok». E allora cominciamo con l’intervista, signor Quagliarella. Però partiamo con una domanda a sorpresa, un po’ come i tiri che scocca abitualmente dalle zone e dalle di stanze più improbabili del campo, e le chiediamo di raccontarci il suo gol… più brutto. Sa com’è, di quelli spettacolari si parla sempre tanto. «Eh, fatemi pensare. Per carità, direte voi, non è che io abbia fatto 500 gol in carriera… Però, di gol brutti non me ne vengono in men te molti. Toh, forse uno che feci col Torino, quando il portiere avversario provò a scar tarmi e perse palla, ma in realtà di gollonzo li o cose simili non ne ricordo. Purtroppo que sti colpi di fortuna non mi capitano, mai una volta che la palla mi sbatta in faccia e vada in porta… Devo sempre sudarmeli!». Croce e delizia dei “condannati a stupire”, a suon di prodezze. Per non far torti, però, torniamo nel seminato e le chiediamo pu re il sigillo più bello. Probabilmente oc correrà un minore sforzo mnemonico. «Essì, anche perché è questione di poco tem po fa: mi riferisco al gol che ho siglato in Nazionale, contro la Slovacchia. Per me fu im portantissimo, anche perché si trattava del debutto in un Mondiale. Peccato che non sia servito: quella giornata è stata un mix di emo zioni contrastanti. La gioia personale, la de lusione per il gol. Uno di quei momenti che non dimentichi».
JUVE TRENO IMPERDIBILE – Però, per lei, non è mancata l’accoglienza trionfale a Castellammare. Poi «il treno imperdibile», la chiamata della Juventus. «Treno imperdibile, sì. Una di quelle occasio ni che capitano una volta nella vita». A Napoli, però, ne hanno dette di tutti i colori sulla sua partenza: chi ha dichiara to che lei non accettava la concorrenza, chi lascia intendere che lei avesse proble mi con i compagni, chi parla addirittura di malintesi con i tifosi. Qual è la verità? «Posso assicurarvi che non ho avuto alcun problema con i compagni. E men che meno con i tifosi. Il fatto che non accettassi la con correnza, poi, è una chicca… E’ da quando ho iniziato che sono abituato a giocarmi il posto! Eppoi direi che alla Juventus, a parte questo particolare momento in cui Amauri e Iaquinta sono infortunati, la concorrenza in attacco non manca di certo. Insomma, la verità è una sola: la società ha badato al suo lavoro, ha vo luto mettermi in piazza, addossarmi la responsabilità della partenza e così parte dei tifosi ha pensato che fossi io a voler andar via. Ma io a Napoli sono a casa, lì ho fami glia… ». Pure a Torino ha casa… «Vero, sono tornato a vivere dove stavo quan do giocavo nel Torino. Poi conosco la città, an che questo aiuta ad ambientarsi in fretta». A proposito dei suoi trascorsi granata: il fatto di non dover giocare contro il Toro è un bene, nel senso che le evita problemi di eventuali rimorsi di coscienza in caso di gol dell’ex, oppure è un peccato? «Un peccato. Non ho mai giocato un derby: so lo Napoli-Salernitana lo scorso anno, ma una stracittadina mi manca». Com’è stato l’inserimento alla Juve? «Ottimo, rapido: il 90 per cento dei giocatori già lo conoscevo: ex compagni, oppure ragazzi con cui ho giocato in Nazionale. Chiellini, Bonucci, Iaquinta e via a seguire».
LA REDAZIONE
Fonte: Tuttosport
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