Cissokho, Balzaretti, Armero, Cuadrado per le fasce; Ivanovic, Benatia, Skrtel, Gamberini come difensori centrali; Behrami, Meireles, Kucka, Poli, Ramirez a centrocampo; per l’attacco, si sono letti i nomi importanti di Zarate, Jovetic e qualcuno ha chiamato in causa persino Kakà (ma la smentita è arrivata ben presto direttamente da Paolillo, procuratore del brasiliano). Sono circolate queste e tante altre voci per il mercato del Napoli. Sono stati fatti nomi più o meno altisonanti e, soprattutto, più o meno veritieri. In pratica, ci si potrebbe fare una nuova rosa per intero: ma fa parte del gioco. A far fede ci sono invece le dichiarazioni dei diretti interessati, che ovviamente si sbottonano poco o in modo criptico. C’è comunque qualche indizio: De Laurentis resta fedele alla sua politica dell’equilibrio finanziario, ovvero delle spese contenute; Mazzarri resta affezionato ai suoi fedeli, e, in mancanza d’altro, aspira per lo più a qualche ritocco sull’organico che dia la possibilità di far rifiatare i titolari. Ergo: difficile che il Napoli si rifaccia il look.
Allo stato attuale, i movimenti principali riguardano l’addio di Lavezzi e il ritorno di Insigne dal Pescara. Il resto è la rosa costituita dai 21-22 dell’anno scorso, con un gruppetto di prestiti rientrati e da risistemare. Nonostante le diverse congetture, per ora il mercato è fermo. Presumibile che si stia aspettando il momento giusto per piazzare qualche colpo e, chi può dirlo, si potrebbe pure ipotizzare un colpaccio verso la chiusura della sessione estiva, qualora ce ne sarà l’occasione: il mercato, si sa, segue delle regole e delle necessità che vanno oltre l’aspetto tecnico-tattico, e sarebbe ingenuo non considerarlo. Eppure, alla fine ciò che conta è mettere in piedi una squadra competitiva, se è vero che si sta ancora parlando di sport e di un campo di calcio. È dunque lecito abbozzare qualche temporanea riflessione tecnica sullo stato attuale della rosa, premesso che si tratta ancora di un work in progress.
L’allenatore del Napoli sarà ancora Walter Mazzarri. Il tecnico toscano ha le sue certezze: personali, ovvero le proprie convinzioni; extrapersonali, ovvero i “suoi” titolari. In questi anni sono emersi piuttosto chiaramente i criteri che guidano le sue scelte: la rosa è modellata da una sorta di gerarchia, di certo non dettata dalla simpatia ma nemmeno impostata su un principio puramente meritocratico. Il “diritto di precedenza” appartiene ai giocatori che hanno la fiducia del tecnico: vale a dire, quelli che hanno più partite alle spalle, e che si adattano meglio al modulo e conoscono bene le disposizioni tattiche dell’allenatore. Per questo, per un nuovo acquisto esistono due possibili destini: se si tratta di un giocatore di riconosciuto valore, esperto o affermato, avrà buone probabilità di rientrare fra i “titolarissimi” o almeno fra i titolari; se è un giovane, per quanto talentuoso e promettente, dovrà pazientare, accettare di farsi da parte, ambientarsi, “maturare”. La filosofia mazzarriana, per quanto già chiara, è stata ribadita dal diretto interessato proprio in questi giorni, a proposito del “tema caldo” riguardante l’eredità di Lavezzi: Insigne e Vargas sono due ottimi talenti, ma dovranno avere la pazienza di attendere. Chi dunque, al posto del Pocho? Anche questo era già prevedibile, ed è stato confermato da Mazzarri nello stesso ciclo di dichiarazioni: Pandev ha conquistato la fiducia dell’allenatore e sarà lui a rientrare nell’undici titolare.
Il sistema di gerarchie è dunque molto preciso e limpido, e funziona “a scalare”: via Lavezzi, ora Pandev è titolarissimo; si libera così il posto che occupava lo stesso Pandev, che l’anno scorso era “solo” titolare. Se lo contenderanno Vargas e Insigne, ma il primo è favorito dal fatto che ha già maturato la gavetta (panchina) che, secondo Mazzarri, ogni giovane calciatore deve compiere nel proprio iter. A rigor di logica, ad Insigne spetterebbero (per almeno un girone) gli scampoli di partita concessi l’anno scorso a Vargas, ed è per questo che è stata messa in dubbio la sua permanenza a Napoli. Ma sia per Insigne, sia per Vargas, resta comunque la vetrina dell’Europa League, oltre che l’opportunità di far valere sul campo le proprie doti.
Il modulo, sempre stando alla voce autorevole di Mazzarri, sarà diverso, forse meno spettacolare: un 3-5-1-1 con un baricentro più basso, probabilmente allo scopo di evitare gli scivoloni difensivi dell’anno scorso. Gli interpreti, invece, saranno gli stessi. In tal senso, è pronosticabile che il mercato del Napoli prosegua con innesti mirati, per migliorare la quantità e la qualità delle riserve e garantire alternative sicure e valide all’undici titolare. Restano tuttavia dei “punti deboli” che andrebbero rinforzati in modo consistente. Come già chiaro dai nomi fatti fin qui per il mercato degli azzurri, servono un’ala e un centrocampista centrale. Meno evidenziato, ma non per questo trascurabile, è il fatto che in rosa manchi una prima punta, un vice-Cavani. Difficile però trovare un attaccante di valore che accetti di venire a fare panchina.
In definitiva, c’è da aspettarsi un Napoli che non cambierà il proprio volto, ma al massimo ritoccherà qualche ruga.
Lorenzo Licciardi
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