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Punti, gol, vittorie esterne: Benitez vuole tutti i record

NAPOLI – Da dove (ri)cominciare? Un anno, una storia: o forse no, un anno ma per la storia, per prendersi tutto ciò che Juventus e Roma hanno lasciato, per sottolineare con un pennarello azzurro che, in fondo, è stato meravigliosamente bello e se non ci fossero state quelle due superpotenze; per tracciare il solco nel quale poi lasciar germogliare il futuro, però partendo dall’alto, dalla cima dei propri sogni. Ottantasette reti e non dimenticarne alcuna: quattro reti alla Lazio di Reja (e pure a quella di Petkovic e al Chievo e al Livorno e al Catania e all’Inter) per demolire il primato d’un anno fa, per tentare di sgretolare (senza però dimenticarlo) Cavani e le sue prodezze, per prendersi il record di reti e magari andare al di là, toccando quota cento, che fa assai chic; e poi altri tre punti, perché resti possibile, magari più semplice, abbattere la soglia – il muro – di quota 78, che rappresenta l’Everest; e infine la «decima» vittoria esterna, che sembra poco ma è ancora una medaglietta da appuntarsi al petto e sottolineare ancora che Juventus e Roma sono state eccezionali, però anche il Napoli….

ESPLOSIONE DI BOMBER

– Ottantasette gol sanno di festival, d’ingordigia, d’un piacere del calcio che a sei partite dalla fine (coppa Italia compresa) promettono scintille e un traguardo a modo suo esaltante: perché cento reti, tutte in un’annata, le fa chi sente dentro il sacro fuoco del calcio verticale, perché nel più avvincente spettacolo d’ogni week-end quello è il sale che Benitez vuole spruzzare dalla propria giostra. Ottantasette volte il Napoli, meno uno dall’anno scorso, meno tredici da quella dimensione onirica: «La reazione con la Lazio è stata quella della grande squadra. E mi è piaciuta, perché ha dato vita ad una partita entusiasmante. Alle vittorie si arriva attraverso le due fasi, quella difensiva e quella offensiva: aspettando l’equilibrio, quello che ha sempre caratterizzato le mie squadre, ci godiamo la bellissima tripletta di Higuain e la la meravigliosa rete di Mertens. Io so Dries lo conosco bene e so quello che può dare ancora: è un professionista esemplare, vedrete che crescerà».

DIECI E LODE

– La prova del nove è andata, ma ora resta ancora altro da conquistare, almeno un altro successo, almeno quell’elemento di distinzione che punti a mostrare (pure statisticamente) che la svolta è totale, che persino al meglio non c’è mai fine e che la decima vittoria esterna ha un senso, eccome, da conquistare tra Udine, l’Inter e la Sampdoria: «Siamo sulla strada giusta, in certi momenti della stagione ci è mancata la continuità; ma il successo sulla Lazio ci ha restituito certe sensazioni che restano positive».

MENO UNDICI

– Sessantasette punti, ora: il fiocco per confezionare il primo Napoli di Benitez è ovunque, nella finale di coppa Italia da vincere, nel terzo posto da certificare, nei settantotto punti dell’anno scorso da eguagliare e magari da battere nelle cinque nottate di campionato (tre fuori casa, due al san Paolo) che restano. La storia si rifà partendo dall’alto.

Fonte: Corriere dello Sport

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