“A muralha do Santos” è crepata. Il muro dei dubbi crollato all’improvviso. E’ bastata una telefonata. Le parole giuste. Il tono deciso di chi ti vuole, di chi con i discorsi fa gol. Sempre. Pure se chi ascolta dall’altro lato fa il portiere, fa “o goleiro”.
LA SVOLTA – «Pronto, sono Rafael, Rafael Benitez». E lui, di là, l’altro Rafael, Rafael e basta però, ha subito detto sì, s’è convinto. Ha respinto a pugni chiusi ogni altra ipotesi di mercato. Via la Roma: in calcio d’angolo. Bloccato il Napoli. Parato. Portato al petto e stretto per i prossimi cinque anni. E’ lui il portiere del futuro, Rafael. Il vice di De Sanctis con le stimmate da primo. Da numero uno. Da chi vale davvero tutti quei cinque milioni di euro che il Santos vorrebbe sì a rate, ma tutti in pochi mesi, e che il Napoli invece spera di dilazionare in qualche anno. Dettagli, comunque. Solo quessto. La firma arriverà, è destino. Come quello di Rafael Cabral Barbosa, scritto tutto per intero come all’anagrafe, ma poi troncato sulle maglie sin da piccolo, in quelle partitine nel barrio Jardim Sao Paulo dove è cresciuto parando anche i dolori della vita. Mamma Mara lo lasciò presto. Troppo presto per vedere quanto talento avesse. Quanto bravo fosse già da ragazzino. Tutti i compagni si davano al “futebol bailado”, lui stava in porta. Coi guanti. Con quelle mani grosse che arrivavano dappertutto. Comincia col Futsal, il calcio a 5. Poi scopre quanto è grande la porta vera. Sette metri e trentadue per due e quarantaquattro d’altezza. Ci prova, Rafael. E para tutto. Lo prende il San Paolo. Va a giocare in Corea. Torna in Brasile: c’è il Bahia. Ma soprattutto, il Santos. E lì Rafael cresce forte, fortissimo. E vince la Liberatores nel 2011, da titolare: il più giovane portiere sudamericano di sempre ad alzare la Coppa.
PALMARES – Rafael campione e protagonista. Decisivo. Agli ottavi ferma i messicani dell’America: una partita memorabile. Reattivo, ben messo fisicamente, sicuro tra i pali. Meno nelle uscite. Ma ci sta lavorando. E’ del novanta, ha ventitrè anni appena: il tempo non gli manca. Come pure i piedi buoni, anzi il piede: il destro. Il Santos c’ha fatto le sue fortune: lancio lungo di Rafael e scatto di Neymar. Quanti gol segnati così. E quanti rigori parati dopo l’allenamento. Sfide infinite con l’amico e compagno di nazionale Neymar. Rafael è uno specialista. Si muove lungo la linea di porta. Sembra lasciare un angolo scoperto. Si tuffa e spesso ci arriva.
EREDE DI DE SANCTIS – Scuola brasiliana. Julio Cesar è il suo modello. E paragone. Le storie sembrano ripetersi. Julio arrivò in Italia per crescere. Già pronto però giovane. Doveva dimostrare il suo valore. Sei mesi al Chievo osservando da vicino Marchegiani. Rafael avrà De Sanctis da riferimento: il titolare è lui, parola di Benitez. Ma l’età avanza. E allora esperienza, senso della posizione e capacità sono virtù anche da insegnare. Rafael studente modello, in ogni senso. Studia scienze motorie e legge testi sacri. E’ un atleta di Cristo. La fede l’ha aiutato nei momenti difficili. Anche quando s’è rotto la tibia per uno scontro di gioco con un compagno. Tre mesi duri. Ma non s’è mai piegato. Non è nel suo carattere. Mai. Almeno fino a che non l’ha telefonato Benitez. Rafael chiama Rafael. Prefisso 081…
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