Una Coppa Italia che presenta nei quarti di finale in partita secca Palermo-Parma, Samp-Milan, Napoli-Inter e Juve-Roma non può ovviamente non essere interessante. Ciò non toglie che la Coppa Italia, comunque la si prenda, resta sempre un po’ la figlia di nessuno. Oggi conta tantissimo, ieri non contava fino alle semifinali o alla finale, domani non si sa. E’ un torneo in cui tutto viene lasciato un po’ al caso, a seconda delle esigenze, e che si porta dietro, tuttora, enormi contraddizioni. Piace moltissimo, e non potrebbe essere diversamente, il turno ad eliminazione diretta dagli ottavi in poi. Peccato poi che si giochino a eliminazione diretta gli ottavi e i quarti in corso in questa settimana, ma le semifinali tornino, non si sa perché, al doppio match andata-ritorno, e la finale di nuovo in gara unica a Roma. E’ evidente che i grandi club, che si presuppone arrivino fino in fondo o quasi, sono interessati a fare cassetta a primavera. Ma questa non è la maniera di costruire e soprattutto gestire un grande torneo. Nella sostanza la Coppa Italia da anni è improvvisazione continua: inaccettabile nel calcio di oggi che necessita di idee, creatività, possibilità di fare soldi e organizzazione.
Parecchi giorni fa in Bloooog! – il bar sport di Repubblica.it – abbiamo discusso a lungo di questo (vedi il post di venerdì 21 gennaio dal titolo “Il vuoto in Coppa Italia, facciamo un torneo a Natale”), partendo anche dal fatto che la partita del Milan a San Siro era stata un vero flop. Uno stadio deserto per una partita che comunque era stata molto divertente.
In quell’occasione ho scritto e rilanciato qualcosa che penso da molto tempo, che organizzativamente sarebbe certamente migliorabile, ma che parte dal principio di fare della Coppa Italia un torneo diverso, vero, importante, che conta, che avvicina la gente al calcio. Come? Facendola diventare una grande manifestazione popolare, una specie di Mundialito del calcio italiano. “Penso che la Coppa Italia andrebbe profondamente riformata – ho scritto in Bloooog! – , e non cambiata un pezzetto alla volta anno per anno. Io credo che bisognerebbe scavare nel calendario un periodo di due settimane – l’ideale sarebbe proprio durante le vacanze di Natale, subito dopo l’eventuale Mondiale per Club, che del resto è immaginabile che una squadra italiana non faccia tutti gli anni… – in cui le qualificate dagli ottavi in poi giocano tutto il torneo fino alla finale magari da disputare in data fissa il 6 gennaio. Non solo, si potrebbe concentrare la manifestazione anche in una città sola o in un numero molto limitato di città (pensate, un anno Milano e Roma; un altro Torino e Genoa; un altro Bologna e Firenze; un altro Napoli e Bari; un altro Palermo e Catania e così via), in maniera da farne una grande manifestazione sul tipo organizzativo di mondiali o europei, con le liste dei convocati, le squadre che devono eleggere un ritiro aperto tutti i giorni a stampa e tifosi così da avvicinarlo al pubblico, esclusive tv e ricchi premi per chi vince”. La bozza di progetto ha trovato grande favore tra chi ha commentato l’idea, rendendo ancora più evidente che nel calcio di oggi non si può essere scontati e passivi, ma bisogna continuamente offrire stimoli e occasioni al pubblico. Senza per altro affollare sempre di più un calendario già zeppo di partite. Il numero di gare infatti nella stagione rimarrebbe quello, è la forma che cambierebbe.
Ovviamente la Coppa Italia, come nella grande tradizione inglese, avrebbe bisogno di una base di partenza molto larga, con cui si potrebbe ovviamente fare la parte di qualificazione alla fase finale, tra agosto e settembre. E questo ovviamente andrebbe organizzato secondo i vari criteri di selezione (quante di A, quante di B, quante di C, quanti dilettanti?). Così come bisognerebbe scardinare quella mentalità tipica dei calciatori italiani di fare 15-20 giorni di ferie proprio sotto il periodo di Natale, ma credo che mettendosi seduti a un tavolo, vista anche la buona disponibilità del sindacato calciatori e della federcalcio nelle ultime occasioni, sarebbe certamente possibile.
Il periodo di Natale – tradizione inglese insegna – sarebbe ideale per attenzione, interesse e grandi possibilità di incasso sia allo stadio che tramite i diritti tv. Diversamente, è ovvio, le due settimane necessarie andrebbero ricavate in altro periodo. Resta il fatto che il concentramento di date e città sul modello di mondiali ed europei oppure Mondiale per Club, probabilmente darebbe alla Coppa Italia tutt’altra atmosfera. Ripeto una specie di Mundialito del Calcio Italiano. Molto, molto più accattivante.
La Redazione
F.C.
fonte :la repubblica
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