L orenzo Insigne è nato ventuno anni fa a Frattamaggiore. Cresciuto nel vivaio del Napoli viene mandato a farsi le ossa per la prima volta fuori dal fortino azzurro nella sessione invernale di mercato del 2010. Non deve percorrere una grande distanza, perché ad accoglierlo c’è la Cavese: dieci partite in Prima Divisione, ma senza acuti. Nulla di insormontabile, chiaro, e la risposta immediata arriva nella stagione successiva quando la dirigenza del Napoli decide di spedirlo a Foggia.
Alla guida del club rossonero era tornato Casillo con Pavone nel ruolo di direttore sportivo. Mancava un solo ingrediente, in panchina che non poteva non essere affidata a Zdenek Zeman. Con il boemo si torna a respirare la magia di Zemanlandia, luogo ideale per far crescere i giovani talenti. Insigne non si fa pregare a a fine stagione i suoi numeri saranno da capogiro: trentatrè presenze e diciannove gol messi a segno. Vice capocannoniere del girone B di Prima Divisione. Davanti a lui, per una rete, soltanto un altro “piccoletto” del campionato, anche lui vestito di rossonero: Marco Sau, arrivato a Foggia in prestito dal Cagliari.
Per Insigne una stagione trionfale, viatico a un salto di categoria che compie a braccetto del suo guru, Zeman. Entrambi fanno le valigie alla volta di Pescara. Il boemo costruisce la squadra attorno alla rapidità del talento del Napoli che, al posto di Sau, si trova come compagno del reparto d’attacco, Ciro Immobile da Torre Annunziata. Dietro, fonte d’ispirazione è Marco Verratti. Insigne segna 18 gol, conquista la promozione in A. Poi il ritorno a Napoli e l’inizio della sua storia azzurra.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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