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Prezzi popolari e serie positiva riavvicinano i tifosi ed il Napoli. Col Cagliari attesi 40mila spettatori

La svolta sta per avvenire anche a livello di tifo. Era ora. Il calo di presenze al San Paolo cominciava a farsi preoccupante. Quegli spalti vuoti esprimevano un’indifferenza più cocente di una forte contestazione. Quindicimila spettatori in meno a partita rispetto alla passata stagione. Dove era finita la passione di un pubblico noto per il suo calore e la sua fede calcistica? Tante, troppe amarezze e disullusioni una dietro l’altra: campagna acquisti estiva al di sotto delle aspettative, eliminazione dalla Champions League, due sconfitte consecutive in avvio di campionato (Chievo e Udinese). Lentamente il grande pubblico (non lo zoccolo duro) si era allontanato dai propri beniamini. Ora qualcosa sta cambiando: con il Cagliari, domenica, si prevedono oltre quarantamila spettatori, quota toccata una volta sola in questa stagione, nei preliminari di Champions, ad agosto.
Complici la striscia di otto risultati utili consecutivi in campionato, il tifo partenopeo si ricompatta. Certo, ha influito anche la politica dei prezzi popolari praticata dalla società (tagliandi di curva già esauriti) ma è innegabile quanto il tifoso napoletano abbia ritrovato entusiasmo negli ultimi tempi. Dopo lo scivolone di Berna, la squadra ha iniziato a sviluppare un gioco arioso, armonioso, equilibrato, regalando spettacolo e strappando risultati a catena. Ed ecco di nuovo gli spalti pieni, la voglia di incitare e sognare qualcosa di importante, specie se la società, come sembra, vuole sfruttare la finestra di mercato invernale per potenziare ancora di più l’organico.

L’ILLUSIONE. Già in estate, i primi segnali di un feeling che andava a scemare. I proclami del presidente non corrispondevano ad una campagna acquisti come nelle aspettative. Così si spiega il flop degli abbomanenti. Ottomila circa, una miseria per un club che l’anno precedente aveva messo in bacheca una Coppa Italia e sfiorato la qualificazione diretta in Champions. Evidentemente il tifoso s’aspettava di più dopo aver sperato invano nell’arrivo di Mascherano.

LA DELUSIONE. Ma quello che aveva scalfito di più l’entusiasmo era stato l’esito del doppio confronto con l’Athletic Bilbao. Un pareggio e una sconfitta che suonarono come una mortificazione e non solo per la gente, anche per i calciatori stessi. Da lì è iniziata una sfiducia tramutata poi in un allontanamento sempre più costante e progressivo dal botteghino. E pensare che la stagione precedente, nello stesso arco di partite, la media spettatori era stata tra le prime d’Italia: circa quarantamila presenze in ogni gara con la punta massima registrata con il Sassuolo alla quinta giornata, dopo la vittoria in casa del Milan (55.677 presenze, abbonati compresi).
LO SMACCO. Il colpo finale l’avevano dato le sconfitte con Chievo Verona (al San Paolo) e con l’Udinese, alla seconda ed alla terza di campionato. Due ko che allontanavano il Napoli sensibilmente dal vertice della classifica. Ma Benitez stava costruendo giorno dopo giorno la resurrezione di una squadra non ancora al top. Sapeva che prima o poi, il pubblico sarebbe tornato perdonando e comprendendo quella falsa partenza. E così è stato: il Napoli è cresciuto complessivamente sul piano atletico, ha trovato quegli equilibri tattici tanto inseguiti, inanellando un risultato dietro l’altro. E domenica ci sarà il grande abbraccio, l’inizio di un nuovo amore dopo quel periodo di gelo dovuto ad una serie di circostanze, non certo ad un tradimento.

Fonte: Corriere dello Sport
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