Come due anni fa, anche stavolta l’esordio casalingo in Champions è una vittoria con due reti. Ma stavolta la maglia gialla non è quella di un Villareal in decadenza: ad uscire battuti dal “San Paolo” sono i vice-campioni d’Europa, primi in Bundesliga e già vincenti ad inizio stagione contro il Bayern. Nella cornice di uno stadio strepitoso, partita spavalda e brillante di tutta la squadra azzurra, premiata per questo anche da una sorte benevola.
I dieci minuti thrilling, nel finale di un match che sembrava sorprendentemente vinto con pieno controllo, avrebbero fatto arrabbiare qualsiasi allenatore. Ma non Benitez, che a fine gara ha espresso solo soddisfazione perché ha capito che i suoi avevano dato davvero tutto – talmente tanto, che al fischio finale più che le energie fisiche erano quelle mentali ad essere in riserva già da un quarto d’ora. E ci può stare perché il Dortmund, anche in dieci per un tempo, non si era arreso, nemmeno quando a metà ripresa l’inferiorità numerica generava un divario evidente; ci può stare perché il Borussia è la stessa squadra splendida che l’anno scorso ha eliminato con merito il Real Madrid di Mourinho dalla massima competizione europea; ci può stare soprattutto perché nel primo tempo i tedeschi erano in undici e mettevano in mostra il solito bel gioco che ormai tutti conoscono, senza però che il Napoli s’impressionasse – anzi, al “San Paolo” si vedevano due squadre giocare alla pari un calcio di massimo livello, tecnico e veloce, aggressivo e spettacolare. La prova che Benitez ha scelto fin dall’inizio di rispondere “occhio per occhio” a Klopp è in Lorenzo Insigne: rinunciando all’esperienza di Pandev, che qualcun altro avrebbe preferito in un incontro di questa importanza, Benitez ha puntato su un giovane le cui caratteristiche sono proprio tecnica e velocità. E la scelta ha anche pagato dazio quando Insigne, forse per l’emozione, ha vissuto i suoi “bassi” in una partita ricca di altrettanti “alti”, come ad inizio ripresa quando era impreciso negli appoggi e falliva alcuni dribbling. Ma in altri momenti è stato imprendibile; è suo l’assist che ha causato l’espulsione del portiere giallonero; e infine quella punizione magistrale del secondo gol non la dimenticheranno mai né lui né lo stadio partenopeo.
UN NUOVO NAPOLI – Premiato il coraggio, dunque, di Benitez, ed è quello che volevano i tifosi e la società, dopo anni di calcio razionale e quadrato, ma spesso troppo prudente e timoroso. Lo dicono anche i calciatori nelle interviste, e non è una mancanza di rispetto: è cambiato qualcosa. Il Borussia non si aspettava una squadra che rispondesse colpo su colpo, che ai fraseggi supersonici di prima replicasse con personalità e stile sull’asse Zúñiga–Hamšík-Insigne, capace di produrre spettacolo puro. Non solo i tifosi, ma anche gli amanti di questo sport hanno assistito ad un incontro di livello elevato, ed è entusiasmante che fra i due protagonisti di un evento del genere ci sia finalmente anche il Napoli.
AZZURRI SENZA PAURA – Dapprincipio, gli esterni azzurri sono partiti più bassi del solito, e questo è segno della sapienza tattica del mister: non si poteva certo giocare come contro Bologna, Chievo ed Atalanta. I primi 10′ sono stati degli ospiti, ma poi è venuto fuori il Napoli. E la partita è proseguita così, alternando folate azzurre e dominio giallonero, ma la difesa del Napoli non ha mai tremato (tranne che su una delle consuete incertezze di Britos all’inizio, e più tardi su una bella parata di Reina su Lewandowski), mentre quella del Borussia si vedeva lentamente sempre più schiacciata e traballante, pur senza occasioni lampanti per i padroni di casa. Ma alla mezzora è arrivato il vantaggio che nessuno aspettava: cross di uno Zúñiga fin qui eccelso, testa infallibile di Higuaín e “San Paolo” in eruzione.
BORUSSIA IN CONFUSIONE – Da questo punto in poi è cominciata la serie di coincidenze propizie per il Napoli: il gol stesso è giunto anche per la temporanea assenza di Subotić, a bordo campo per farsi medicare, ma il ritardo sul suo rientro in campo ha fatto esplodere Klopp, per questo espulso subito dopo. Da questo momento la sua squadra ha cominciato a sbandare: al 40′ è andata letteralmente nel pallone, forse anche perché stordita da un “San Paolo” straripante – ed è una menzione che non può mancare nemmeno in sede di analisi tattica, perché è evidente come qualsiasi squadra con qualsiasi esperienza e blasone resti impressionata quando mette piede in questo stadio. L’infortunio di Hummels ha complicato le cose e, complice lo svantaggio, l’azzardato cambio offensivo con l’ingresso di Aubameyang ha stravolto l’assetto tattico dei tedeschi. Conseguenza logica, il Napoli affondava di nuovo e, sull’assist illuminante di Insigne, Higuaín ipnotizzava Weidenfeller, reo di un “mani” fuori dall’area e quindi espulso. Secondo cambio forzato dei gialloneri: dentro il portiere Langerak e fuori il talentuoso, seppur spento, Blaszczykowski. Ad aggiungersi alla lista dei non pervenuti, un Reus sorprendentemente impreciso e impalpabile, in giornata assolutamente storta.
FINALE PALPITANTE – La ripresa ha visto una scontata supremazia del Napoli per almeno venti minuti, la superiorità numerica era evidente e i giocatori azzurri erano ancora vogliosi e arrembanti. La punizione di Insigne è stata un premio per lui e per la squadra, il 2-0 più che meritato in un secondo tempo dominato. Poi il Borussia ci ha messo l’orgoglio e il Napoli ha provato prima a controllare, facendo girare bene la palla per dieci minuti, poi però il calo di ritmo ha determinato anche un calo di concentrazione piuttosto netto. Benitez ha dimostrato ancora una volta la sua duttilità tattica inserendo Pandev per Higuaín, testimonianza del fatto che il macedone è anche una prima punta per il tecnico spagnolo. Nel finale il Borussia ha tirato per tre volte in porta, e negli ultimi minuti sono serviti gli straordinari di Britos e Albiol per evitare una frittata, dopo l’elegante tacco di Zúñiga finito nella rete sbagliata. La partita poi è terminata così, con un sospiro di sollievo e un ringraziamento alla buona sorte, per le espulsioni, gli infortuni e la serata-no degli uomini-chiave del Borussia. Ma la fortuna premia gli audaci, si sa.
A cura di Lorenzo Licciardi
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