Dopo un lavoro di prim’ordine in qualità di Presidente della Lega Pro, ora Gabriele Gravina è pronto al grande passo. Nel primo pomeriggio, infatti, è stata ufficializzata la sua candidatura alla presidenza della FIGC in vista delle elezioni del prossimo 22 ottobre. La candidatura di Gravina, sostenuta da LND (Lega Nazionale Dilettanti), AIAC (Associazione Italiana Allenatori Calcio), AIA (Associazione Italiana Arbitri) e Lega Pro gode già di un autorevole 63 % di consensi, peraltro in crescendo.
Abbiamo, dunque, avuto il piacere di scambiare una piacevole chiacchierata con lo stesso Gravina per capire quali saranno le linee guida del progetto,che verrà svelato ufficialmente nei prossimi giorni: “Ci stiamo confrontando con tutte le componenti con le quali abbiamo deciso di intraprendere questo percorso comune, sarà pronto nei prossimi giorni e in ogni caso non sarò troppo dissimile da quello dello scorso 29 gennaio (precedente Assemblea elettiva FIGC)”.
In questi dieci mesi, però, si sono succeduti una serie di eventi dalla portata decisamente considerevole. Da ultimo (e solo in ordine di tempo) il discorso dei ripescaggi e del format della Serie B, con il quale si sono manifestate in maniera anche piuttosto inquietante le difficoltà della Giustizia Sportiva… “Senza alcun dubbio la riforma della Giustizia Sportiva rappresenta un’esigenza oggettiva. E’ assolutamente necessario ripristinare la certezza della norma, sia in termini di applicazione che di tempistiche. C’è da riordinare il Codice della Giustizia Sportiva ed è indifferibile la necessità di approntare procedure più rapide e di maggiore garanzia per tutti. Il governo interverrà nella materia specifica dell’ammissione ai campionati, a noi spetterà il compito di revisionare la Giustizia Endofederale (ossia quella prevista dal Codice di Giustizia Sportiva). Essa nasce – spiega Gravina ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – con la finalità di prevedere meccanismi di maggiore celerità rispetto alla Giustizia ordinaria. L’impostazione odierna ha fallito, il discorso relativo ai ripescaggi ne è la prova lampante quindi sarà necessario intervenire. Certezza nell’applicazione delle norme, rapidità nelle tempistiche”.
Giovani e infrastrutture. E’ essenzialmente questo il binomio da cui dover ripartire per risollevare un sistema in forte crisi (identitaria e non solo). Un connubio i cui risultati sono già ben visibili in altri Paesi quali Francia e Germania, che attraverso la valorizzazione dei settori giovanili e delle strutture si sono risollevati dai rispettivi, ineludibili, momenti di crisi… “Sono due aspetti fondamentali, la base da cui dover ripartire. E’ soltanto attraverso lo sviluppo di settori giovanili e infrastrutture che si può arrivare alla tanto necessaria sostenibilità di un sistema che deve necessariamente esser in grado di auto-sostenersi. Saremo, dunque, attenti a finanziare e incentivare la costruzione di infrastrutture mediante il credito sportivo e l’approntamento di un Fondo di Garanzia della Federazione. Poi la previsione di un ‘marchio di qualità’ ai settori giovanili attraverso la realizzazione di un protocollo di lavoro che dovrà essere seguito nelle scuole calcio per garantire uno sviluppo sano e qualitativo nella formazione dei giovani. Portare il calcio nelle scuole per valorizzarne la dimensione sociale, la cosiddetta ‘ora di calcio’. E, andando un po’ più in là, puntare all’Europeo del 2028 come occasione unica non solo in termini di entusiasmo che porterebbe una manifestazione del genere, ma anche di ammodernamento infrastrutturale”.
Un tema molto auspicato e che peraltro Lei ben conosce, essendo ancora oggi di grande attualità in Serie C, è quello relativo alla riduzione del numero delle squadre nei campionati professionistici… “Il problema della sostenibilità, perché è lì che si arriva, non si risolve con una mera riduzione del numero delle squadre. La tematica giusta è quella del semi-professionismo attraverso il quale, allo stesso tempo, aumenti i ricavi e valorizzi i campionati”.
La Serie C in questi anni è stata ribattezzata ‘Lega delle innovazioni’ in ossequio alle tante novità da Lei importate. Quali di esse sono in un certo qual modo riproponibili a livello federale? “In primo luogo il ricorso ai principi del rating in termini di valutazione economica in maniera tale da mettere, in primo luogo gli stessi dirigenti, nelle condizioni di poter esser a conoscenza con immediatezza e sostanzialità di possibili situazioni di dissesto economico. E poi bisogna ricostituire una filiera corretta, una logica di sistema unitaria dalla Serie D alla Serie A per individuare fasce di età che garantiscano continuità e valorizzazione delle strutture giovanili, con un occhio di riguardo per la costruzione di accademie abbinate ai centri federali”.
In un tourbillon di limitazioni e restrizioni (la cui finalità è ovviamente condivisibile) tesi ad estirpare la violenza dagli stadi, si è però finiti – allo stesso tempo – per disincentivare la partecipazione di famiglie e bambini all’evento sportivo. E’ una situazione che meriterebbe una rivisitazione concreta perché il calcio – in fondo – è e rimane della gente… “Assolutamente sì! Bisogna far modo che ci sia maggiore flessibilità per incentivare la partecipazione delle persone all’evento sportivo e soprattutto costruire strutture accoglienti e sicure. Bisogna riportare la gente allo stadio, farla nuovamente innamorare del calcio. Tutto ciò che sta succedendo oggi non fa bene al calcio italiano proprio per questo motivo, fa disinnamorare la gente che giustamente finisce per allontanarsi. E senza la partecipazione dei tifosi questa macchina non può andare avanti”.
Sarà necessario tornare a discernere la ‘politica del pallone’ dalla ‘politica nel pallone’. E’ forse questo lo snodo essenziale per riacquistare quella credibilità che negli ultimi anni (e mesi) è scesa al minimo… “Mi ricollego a quanto detto sopra, nessuno può pensare che il calcio appartenga a lui o a un altro perché il calcio appartiene alla gente, punto. Invece negli ultimi tempi è stato, tutto o quasi, proteso al guadagno di potere personale. E questo non può essere accettato. Sarà necessario ripristinare una sana e serena logica di sistema, nella quale ognuno la smetta di pensare solo e soltanto a portare a casa quello che – per lui – è il risultato più vantaggioso”.
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