Tre vittorie consecutive, cinque goal fatti e uno solo subito, sei punti consecutivi in campionato e la qualificazione ai sedicesimi di Europa League a un passo.
A leggere freddamente le statistiche si potrebbe pensare che la recente sosta per gl’impegni delle nazionali sia stata un intoppo nella fase di ripresa del Napoli di Benitez, che affronta il primo vero momento di crisi nella sua gestione. Eppure proprio questo periodo di pausa, arrivato dopo dei risultati positivi e con la relativa assenza di polemiche, potrebbe essere un’occasione per ripartire da zero. Ridefinire obiettivi e compattare l’ambiente. Ma andiamo per ordine.
L’INIZIO DELLA CRISI – la vittoria esterna col Genoa, acciuffata in extremis, con carattere, aveva regalato l’illusione ai tifosi – e forse persino alla società- che lo shock per la mancata qualificazione in Champions si fosse repentinamente trasformato in rabbia agonistica, in quella fame che avrebbe permesso al Napoli di azzannare il campionato.
Era possibile contendere a Roma e Juventus, squadre più forti e attrezzate, la vetta della classifica. Purtroppo il calcio, pur non essendo una scienza esatta, nel medio periodo porta a galla le contraddizioni e gli errori di programmazione. Per il Napoli sono diventati una ricorrenza e un limite che non si riesce a superare. Un mercato condotto con tempi e modalitàevidentemente sbagliati hanno contribuito in maniera determinate ai cattivi risultati di inizio stagione e hanno evidenziato le contraddizioni di un progetto che sembra ridimensionarsi, invece che decollare.
BENITEZ/DE LAURENTIIS, QUALE FUTURO? – I risultati della prima stagione del Napoli guidato dall’allenatore spagnolo, al netto della rivelazione Roma, sono stati in linea con il valore complessivo della rosa e, aspetto ancor più importante, hanno gettato le basi per una radicale trasformazione del Napoli come squadra.
Cambiamenti che sarebbero fondamentali per la crescita nel medio/lungo termine del club di De Laurentiis ma che in questo inizio di stagione non hanno trovato seguito nella gestione societaria. In assenza di un veloce cambio di rotta l’intero progetto Benitez potrebbe rivelarsi solo una dolce illusione.
Segnali importanti delle sorti del progetto tecnico saranno il mercato di riparazione di gennaio e l’eventuale prolungamento contrattuale del tecnico spagnolo. Due elementi fondamentali e strettamente legati.
Una programmazione seria non puòaffidarsi al mercato di riparazione invernale, ma non affrontarlo con coraggio, muovendosi con risolutezza per riparare agli errori di quello estivo saràil segnale che il Napoli considera questa stagione un’annata di transizione verso la prossima. Con tutta probabilitàguidata da un altro allenatore. Verso nuovi progetti e nuove promesse…
HAMSIK, HIGUAÌN E LA VOGLIA DI RISCATTO – I due calciatori simbolo di questo Napoli, il capitano e il suo campione più rappresentativo, tornano dalle nazionali rinfrancati nell’umore e nelle motivazioni. Goal, assist e prestazioni di ottimo livello restituiscono l’immagine del reale valore dei leader della squadra di Benitez; a volte criticati ben oltre le proprie responsabilità. Essere campioni significa anche sopportare le critiche e smentirle sul campo.
Saranno loro a dover caricarsi sulle spalle la squadra in quello che puòessere considerato un nuovo inizio di stagione. Una volta accantonate le illusioni di competere alla pari con Roma e Juventus, il Napoli puòcogliere l’occasione di ricompattarsi e guardare ad un impegno alla volta, senza la pressione di dover contendere il titolo a squadre che si sono dimostrate al momento più forti.
Arrivare a gennaio a ridosso delle prime in classifica e con la qualificazione ai sedicesimi di Europa League come prima del girone sono gli obiettivi di medio termine su cui il Napoli dovrà concentrare ogni sforzo. Lasciando allora alla società la scelta di decidere cosa fare di questa stagione e dell’intero progetto.
Il calendario non poteva offrire una sfida più evocativa di quella all’Inter di quel Mazzarri che ha segnato il primo ciclo vincente del Napoli. Una vittoria a san Siro potrebbe caricarsi di un ulteriore significato simbolico, di un Napoli che smette di guardare e compiacersi di quanto fatto per affrontare la sfida, ben più ardua, di fare ciò che occorre per un ulteriore salto di qualità.
LA SVOLTA NECESSARIA – Sulla gestione De Laurentiis non muta la mia posizione. I risultati ad oggi certificano il raggiungimento di traguardi di medio termine; questo però è il momento di dimostrare che il progetto è diverso e mira a successi di lungo termine, che vanno persino al di là di singoli successi sportivi.
Fare impresa vuol dire rischiare; rischiare non sempre corrisponde ad azzardare. De Laurentiis deve capire che una gestione societaria efficiente si fonda sull’esistenza di una società seria e strutturata, in cui ogni ruolo è affidato ad una persona di riconosciuta professionalità e che, godendo della piena fiducia della proprietà, si assume la responsabilità delle scelte che il proprio ruolo gli assegna. Il modello del “padre/padrone”non è più congruo con il calcio attuale, né con quell’idea di modernità e di internazionalizzazione da sempre professata dallo stesso De Laurentiis.
Senza fiducia non si va lontani; è giunta l’ora di restituirne un po’ di tutta quella che i tifosi hanno riversato nel progetto di un grande Napoli. Perché esiste un “progetto Napoli”, giusto?
Pompilio Salerno
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