Grandi eventi, formidabili occasioni di innovazione e rilancio del territorio e delle sua economia. Ma attenti ad «X factor» come burocrazia, scorretta applicazione delle leggi ed interferenze della politica. Elementi questi che nel nostro Paese sono in grado purtroppo di rendere vano qualsiasi sforzo venga messo in atto per realizzare un prodotto in grado di competere con gli altri paesi. Moderato da Paolo Graldi, il convegno organizzato dalla Camera di Commercio di Napoli nell’ambito della edizione numero 33 del Premio Ischia internazionale di Giornalismo, ha avuto il merito di mettere a fuoco le disfunzioni del sistema attuale ed anche di lanciare interessanti proposte innovative. Sulla impossibilità da parte della organizzazione dei grandi eventi di risolvere i problemi strutturali dell’economia nazionale, ha aperto il dibattito Roberto Arditi, direttore comunicazione e marketing dell’Expò di Milano del 2015. «I grandi eventi rappresentano buone occasioni per ridisegnare servizi e infrastrutture sul territorio, ma – ha osservato Arditi – sicuramente non hanno il potere miracoloso di risolvere anche i grandi problemi della nostra economia. Si può dire che costituiscono quasi sempre la molla necessaria ad affrontare e risolvere poi questi particolari problemi, perché portano ad una rinnovata fiducia da parti di tutti ad operare». Sì ai grandi eventi, dunque, e sì anche all’Expò, che «avrà al suo centro il problema delle risorse alimentari a disposizione dell’umanità. Un fatto che è destinato più di tutti a condizionare l’economia mondiale».
Giovanni Malagò responsabile organizzativo dei mondiali di nuoto di Roma, nel sottolineare come lo sport ed i grandi eventi sportivi contribuiscano alla formazione del Pil nazionale nella misura del 3%, ha ribadito la necessità che, nel rispetto delle regole, la burocrazia non intralci il buon esito di questi appuntamenti. Padrone di casa, il presidente della Camera di Commercio Maurizio Maddaloni si è detto convinto che «queste sono occasioni dalle quali, oltre al recupero urbanistico ed al miglioramento dei servizi, si può ottenere una forma permanente di attrazione turistica e di investimenti». «I grandi eventi – ha concluso Maddaloni – hanno bisogno soprattutto di normalità, intesa come miglioramento delle condizioni di accoglienza turistica e qualità e fruibilità dei servizi». Silvio Barbetta ha avanzato una serie di riflessioni su come la sua società, la Jumbo communications, si è trovata a gestire la tappa napoletana dell’America’s Cup: «È andato tutto bene anche se – ha osservato – spesso nei comitati organizzatori vengono inseriti personaggi che di grandi eventi non capiscono quasi nulla». Per Maria Criscuolo, presidente della Triumph, oltre al ritorno infrastrutturale dei grandi eventi, «c’è da tenere in considerazione il ritorno economico diretto fornito dagli eventi congressuali che in media generano un reddito aggiuntivo medio pro-capite al giorno di circa 600 euro». Una proposta per il futuro, infine, è arrivata da Tiziano Bonometti. Il manager di Up! che si occupa tantissimo di Ferrari e Formula 1, ha detto chiaramente che l’Italia si trova in affanno rispetto a paesi come Russia, India ed emirati arabi, adesso in pole position nella organizzazione di grandi eventi: «Sempre più aziende tentano di avvicinarsi ai social network. Ma per operare con successo sulla rete, più che tentare di condizionare le scelte delle persone, occorre socializzare con loro e capire cosa vogliono».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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