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Prandelli vuole stupire tutti: “Italia da record”

 Il mister della Nazionale a mente fredda sulla squadra sottolinea:

«Troppi complimenti e trop­po entusiasmo, sono imba­razzato. Riserviamoli al­l’Europeo, adesso fanno me­glio le critiche»

 Se ci prova Prandelli ci vorremmo pro­vare anche noi, ma quando frughiamo nei numeri, an­diamo a sbattere contro una mezza dozzina di record. Tanto per cominciare, nes­suno aveva mai fatto 23 punti in 9 partite del girone di qualificazione, sia mon­diale che europeo. E se pri­ma di Lippi del Sudafrica 2010 (che era a quota 21 do­po 9 gare e arriverà a 24 in 10 partite) i gironi erano a 5 squadre e quindi con 8 gare, controllando la media-punti si scopre che nessuno ha mai raggiun­to quella di Prandelli: 2,55. All’in­terno degli stessi gironi di tutti i tem­pi, questa Nazionale ha conquistato altri tre record: maggior nu­mero di gol segnati, minor numero di gol subiti, durata di imbattibilità, da dividersi fra Sirigu, Viviano e Buffon. Ancora oltre: eguagliato il primato di vittorie consecu­tive in un girone (sono 5, co­me Trapattoni nel 2002 e Donadoni nel 2008). E infi­ne: ha la difesa meno battu­ta di tutti i gruppi delle qua­lificazioni attuali, con appe­na 2 gol incassati.

Come si è ar­rivati a tutto questo, in mez­zo a un gioco che non è mai mancato, anzi, che è stato il fine massimo di tutta la sua stagione, è facile e al tempo stesso difficile da spiegare. Prandelli dà questa inter­pretazione:

 «Io cercherò sempre di mandare in cam­po una squadra organizza­ta. Anche in campionato qualcosa sta cambiando: fi­no a qualche tempo fa era il grande giocatore che cerca­va di risolvere le partite, adesso prevale il senso di squadra. Anche noi abbia­mo grandi giocatori, come De Rossi e Pirlo, ma lavora­no all’interno di un colletti­vo. Se ho un merito è quello di aver trasmesso l’entusia­smo e la convinzione di po­ter fare calcio in questo mo­do. Quando ho proposto il centrocampo di qualità, do­vevo prima convincere i gio­catori a seguirmi su quella strada. In questa fase del calcio italiano, sono in mol­ti a cercare il gioco, non più con colpi estemporanei, ma legati a un concetto di squa­dra. Noi non abbiamo timo­ri a palleggiare anche con l’avversario a ridosso. La paura viene quando entri in campo e devi improvvisare; questa paura va combattuta con la conoscenza calcisti­ca ».

Adesso c’è un’altra paura, di segno op­posto, quella di concedersi a entusiasmi eccessivi. Per esempio Stankovic ha detto che l’Italia diventerà una delle tre più forti nazionali al mondo.

 « Addirittura del mondo… Speriamo che ab­bia ragione, ma noi faccia­mo un passettino alla volta» .

E Buffon ha aggiun­to: è la più bella Nazionale da quando indosso la maglia azzurra.

 « Io non ho inter­pretato così la sua frase. Il discorso è questo: ab­biamo intra­preso una strada che ci porta a cer­care il gol at­traverso il gioco. Però fa piacere che uno come Gigi parli in que­sto modo, per me è un van­taggio il suo entusiasmo. E poi se i giocatori volano, ci sono sempre io a compensa­re… Tutti dicono che una nazionale non può avere l’identità di una squadra di club e invece vogliamo stu­pire la gente e stupire noi stessi col gioco, questo ho detto agli azzurri quando è iniziata l’avventura » .

 Per Polonia & Ucraina la spe­ranza è questa:

« Spagna, Olanda e Germania sono al top, ma la storia insegna che nell’Europeo vanno for­te anche nazionali senza grande di blasone».

Ci sarà pur qual­cosa da migliorare, per esempio occorrerebbe mag­giore concretezza in attac­co.

« In questo caso la re­sponsabilità è mia: il pos­sesso palla coinvolge tutta la squadra, ma quando una punta viene incontro l’altra deve attaccare la profondi­tà. Sotto questo aspetto sia­mo ancora in fase embrio­nale » . Le battute finali sono sul calcio, la politica e il no­stro Paese. «Se sono sorpre­so che un politico discuta la convocazione di Osvaldo in Nazionale? Visto come stanno andando le cose in Italia, lo trovo normale. Se il calcio è la parte più bella del Paese? Non so se lo sia in assoluto, ma per me sì perchè è il lavoro che amo».

 

La Redazione

P.S.

Fonte: Corriere dello Sport

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