Massimo Corcione per “Il Mattino”
“In 10 giorni ha fatto una riforma tattica radicale, un esempio di efficienza e di efficientismo: dovesse proseguire nel cammino europeo con l’autorevolezza mostrata domenica contro la Spagna, Cesare Prandelli entrerebbe nella categoria dei Professori. Pronto a guidare ben altro che solo la Nazionale di calcio. Dalla disfatta contro la Russia alla grande illusione contro i campioni del mondo ha cambiato pelle alla squadra, ha modificato ruolo e testa di De Rossi, campione che almeno in azzurro sembrava inamovibile nel suoi ruolo naturale a centrocampo, ha puntato sull’ex operaio Giaccherini per contrastare la banda bassotti spagnola, ha avuto uno straordinario scatto sostituendo Balotelli l’indolente con lo stakanovista del gol Di Natale. Tutto perfetto, troppo perfetto, fino al gol del pareggio, compresa la presunzione del suo avversario, Del Bosque, convinto che i moduli prescindano dalle persone. Ecco, la differenza è proprio questa: Prandelli alla persona dà ancora un valore speciale. Ha coccolato Cassano lungo i mesi bui dello stop, ha usato con Balotelli la pazienza e l’autorità di un padre più che di un preside, ha assecondato l’irritazione di Buffon, ha scelto la linea dura con Criscito e quella morbida con Bonucci: sempre assumendosi le responsabilità, senza nascondersi dietro schermi che sarebbero state comode protezioni. Ha mostrato il petto anche davanti alla provocazione del premier Monti: se serve, possiamo anche non andarci agli europei, aveva risposto a chi proponeva un’irrealizzabile pausa di un paio di stagioni per il calcio malato. Invece c’è andato agli Europei, ha chiuso tutti in una sala visione e ha costretto i suoi nazionali a stufiare ore e ore dettagli, particolari, minuzie per evitare che errori marchiani come quelli commessi a Zurigo potessero ripetersi. Soprattutto ha preso lezione dal campionato, mettendo da parte ogni supponenza da cittì: il modulo riformato ha mutuato l’idea di Mazzarri in difesa, il meglio della Juventus a centrocampo e per l’attacco s’è affidato al talento puro, come non accadeva da tempo, compreso il ripescaggio di Di Natale che altri avrebbero considerato solo un retaggio del passato, ingiustamente etichettato come l’uomo delle occasioni mancate, almeno in maglia azzurra. Questi sono i giorni dell’elogio per Prandelli, della pubblica ammirazione per le scelte coraggiose e del rispetto per la fierezza dei modi, ma ancora non basta per la beatificazione: occorre il miracolo (sportivo) il sovvertimento completo del pronostico che pure ci dava nettamente battuti contro la Spagna. Cracovia è la sede ideale per chi crede in aiuti sovrannaturali, si torna tutti in sala a studiare, il campo serve soprattutto per dare applicazione alla scienza (inesatta ) del calcio.
Ma la scena nello spogliatoio dello stadio di Danzica è stata quasi una investitura: il presidente Napolitano, uno che ai tempi del Liceo Umberto non si entusiasmava più di tanto per il Napoli, ha trattato Prandelli e i nazionali come giovani compagni d’arme, compagni con i quali condividere un progetto che sia d’esempio a tutto il Paese. Non è retorica, ma speranza anti-pessimismo. C’è un altro Professore che può aiutare l’Italia.”
La Redazione
P.S.
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