«Non dovete pensare al modulo ma a comportarvi da squadra». È la frase che Cesare Prandelli, nei colloqui individuali con i giocatori e anche nei discorsi davanti alla squadra al completo, ha ripetuto più volte in questi giorni. Per preparare la nazionale anche mentalmente per il debutto di domani pomeriggio a Danzica contro la Spagna. «Aiutatevi e collaborate: se ritroviamo l’equilibrio, vedrete che torneremo a giocare come nelle qualificazioni». Concetti che il cittì espone anche in pubblico. Perché l’impronta dell’Italia non deve cambiare. Qualità, generosità e comunque coraggio. Contro qualsiasi avversaria. Pure contro i campioni del mondo e d’Europa.
La settimana più lunga e più delicata della sua gestione, iniziata sulla panchina azzurra ventidue mesi fa. Forse anche la più complicata. Perché Prandelli, dopo la terza sconfitta di fila, ha visto disintegrate le sue certezze. Quel 4-3-1-2, il sistema di gioco su cui ha puntato a lungo. L’unico assetto possibile, fin qui, non ricevendo dal campionato italiano le ali di ruolo che gli avrebbero permesso altre soluzioni. Dopo Zurigo ha dovuto dire basta. Meglio passare al 3-5-2, formula vincente della Juventus di Conte che a questa nazionale ha dato sette giocatori, compresi Barzagli, rimasto nei 23 nonostante lo stiramento al polpaccio che gli farà saltare le prime due partite del torneo, e Giaccherini, inserito in extremis nel gruppo e vicinissimo al debutto in azzurro.
Prandelli, nel ritiro di Wieliczka, sta spesso nella sua stanza a riflettere. A studiare la Spagna, proposta più volte nei video ai suoi giocatori. Con almeno tre indicazioni: 1) evitare di subire il pressing nell’impostazione di gioco; 2) attaccare sui lati la difesa per allargare il centrocampo dei rivali, abili nel possesso palla con passaggi ravvicinati; 3) cercare la profondità per Balotelli che può infilarsi tra Piquè e Raul Albiol.
Anche ieri solo un allenamento, al mattino, e un po’ di palestra a metà pomeriggio. Negli addestramenti allo stadio Pilsudski, inizialmente, è stato provato il tandem offensivo più gettonato, Cassano e Balotelli, contro la difesa a quattro. Per abituarli, insomma, alla linea con la Spagna. Dopo quasi tre quarti d’ora, tra riscaldamento e partitella, Prandelli ha fatto segno di chiudere le porte ai media: via giornalisti, telecamere e fotografi. Le esercitazioni sono cambiate. Ecco il 3-5-2 di partenza, con De Rossi a far gioco in mezzo a Chiellini e Bonucci. Il romanista che diventa il regista difensivo per garantire libertà a Pirlo. Sull’esterno, a sinistra, proprio Giaccherini che sta sfidando Balzaretti, da lunedì, per il posto sulla fascia. Lo juventino, solo una volta titolare con Conte in quel ruolo (a Novara), è salito dietro le due punte, da trequartista. Lì si è presentato pure Marchisio.
«Tira Mario, tira». L’invito è per Balotelli. Perché l’attacco fa cilecca da trecento minuti. Prandelli chiede, conoscendo la potenza delle sue conclusioni. SuperMario si ferma più volte: mezza distorzione e qualche problema con il plantare dello scarpino. Calcia anche Cassano. Che non è al top e che, a sorpresa, può essere superato da Giovinco. Il più piccolo del gruppo (164 centimetri), tre in meno di Giaccherini che già sogna da titolare. Stamattina la partenza per Danzica, nel pomeriggio allenamento nell’Arena.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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