«Provo un certo imbarazzo a difendere certi sfigatelli. Sono quaranta-cinquanta sfigati». Cesare Prandelli deve ancora scoprire l’ultima grana della sua Nazionale, con Gigi Buffon finito anche lui nel mirino dei pm. Di sicuro, però, prende le distanze dal suo capitano che mercoledì aveva attaccato le procure. Il cittì azzurro ha ben altro atteggiamento sulla vicenda delle partite taroccate. Sul comportamento di gran parte degli indagati di Scommessopoli che stanno rovinando l’immagine dell’Italia del calcio, a otto giorni dall’inizio di Euro 2012.
«Abbiamo gran voglia di andare in campo e vincere anche per uscire puliti da questa storia» sospira Prandelli, volato da Firenze a Zurigo con i suoi 23 azzurri per l’amichevole di stasera contro la Russia. «Mi piacerebbe una società in cui vi fosse massima tolleranza e massimo rispetto delle idee. Ognuno di noi ha la propria coscienza. Se proprio devo toccare l’argomento, sarei in difficoltà con certi sfigati che non sanno che dire». Insiste sul concetto, come se volesse farlo capire bene a chi, nel suo gruppo, ancora non si schiera contro quei colleghi che hanno sporcato il calcio con le loro combine. «Preferirei spostare l’attenzione sul calcio giocato, saremo contenti e felici in base al risultato. Entrerò nella questione più avanti. In questo momento mi sembra che ci sia poca serenità quando si affrontano determinati temi».
Non ce la fa, però, a dedicarsi solo all’ultima amichevole dell’Italia. Quando gli chiedono un parere sull’uscita del premier Monti, che vorrebbe sospendere i campionati per due-tre anni, si distrae pensando al suo passato di calciatore. «Al presidente del Consiglio ha risposto il nostro presidente Abete. Io, invece, torno indietro. E mentre ascoltavo la domanda, ricordavo il mio mondo che è cambiato o forse è lo stesso ma lo viviamo con sentimenti diversi. Tanti anni fa, quando giocavo, avevo rispetto per la gente e se perdevo una partita, per due giorni mi chiudevo in casa per la vergogna di farmi veder fuori. Ecco perché adesso mi indigno a sentire e vedere certe cose». Ai suoi tempi il primo scandalo, il calcioscommesse dell’80. «Ma era diverso. O probabilmente ero io diverso. Non sono mai cresciuto». Perché ora Prandelli, da allenatore, fa lo stesso. «Famiglia, parenti e amici, quando perdo, sanno bene che non vado a cena fuori». Sulle scommesse è ironico. «Mai giocato. Sono già fortunato nella vita, se magari vinco diventerei più fortunato ancora e toglierei fortuna ad altri».
Non c’è più Criscito, da lunedì. Bonucci sì, nonostante l’iscrizione nel registro degli indagati con identica motivazione del compagno escluso. Mauri, ex azzurro, è in carcere. Prandelli non rinnega la convocazione del laziale: «Era tra gli interpreti migliori in quel momento per il nostro sistema di gioco». «Basta, siamo stufi. Stiamo parlando di accertamenti, ipotesi, sospetti. Buffon non è indagato» ha detto in serata sull’aereo della Nazionale il capo delegazione e vice presidente Figc Demetrio Albertini. Il portiere al momento non ha commentato, ma si è mostrato sereno.
«Sono sfigati pure quelli che fanno buu a Balotelli. Mario ha detto che uscirebbe dal campo, ma saremmo noi ad entrare per fermarlo ed abbracciarlo. Noi della panchina, tutti dentro. Anche rischiando il giallo o il rosso. Abbiamo già provato l’invasione di campo…». Sembra uno scherzo, ma Prandelli fa sul serio. Ci manca solo il razzismo per questa Nazionale senza pace. «E siamo pronti ad abbracciare anche gli avversari che subiscono lo stesso trattamento riservato in passato a Balotelli. Siamo generosi, noi».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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