Prima di decidere il suo futuro vuole costruire il presente dell’Italia. Cesare Prandelli parla come uno statista del pallone e alla vigilia della doppia sfida azzurra (stasera Bulgaria a Palermo, martedì Repubblica Ceca a Torino) si premura di anteporre sistematicamente il «noi» all’«io». Le domande sul dopo-mondiale della panchina lo inseguono, lui si dice «meravigliato» per certe interpretazioni e giura: «Non ho deciso niente per il mio futuro, assolutamente no. Quando lo farò, con la federazione con la massima trasparenza comunicheremo le nostre intenzioni. Intanto però qualifichiamoci».
È il suo obiettivo più urgente, ed è assai vicino: basta vincere le prossime due gare senza aspettare la sessione di ottobre contro Danimarca e Armenia. È per questo che ha deciso di ovviare alle tante assenze per stasera (Balotelli, Osvaldo e Montolivo squalificati un turno, oltre al lungodegente Marchisio fuori causa anche per la gara di Torino) con un’iniezione di personalità ed esperienza. Dentro a fare l’unica punta lo stagionato Gilardino, e a centrocampo con Pirlo e De Rossi richiamato Thiago Motta, scomparso dai radar azzurri dopo la finale persa contro la Spagna all’Europeo. Ora invece nel buco nero sembra essere finito uno come El Shaarawi, neanche preso in considerazione per la sfida alla squadra di Penev, mentre il talentuoso Insigne se la vede con il gregario Giaccherini per il posto di secondo trequartista (l’altro dovrebbe essere Candreva). Abiurata la filosofia dello spazio ai giovani che tante lodi ha portato al ct? «No – ribatte lui – semplicemente queste sono gare delicate e mi serve gente di peso. I giovani hanno bisogno di tempo per crescere. Per Gilardino poi parlano i 160 gol in serie A, è uno fortissimo nell’area piccola e sul primo palo; certo diverso da Balotelli, che segna un altro tipo di reti. Quanto a Thiago Motta, l’anno scorso non è mai stato convocato perché aveva problemi fisici. Ma ha grandi qualità tecniche e personalità da vendere. La storia di Gila e Thiago è un esempio per tutti: noi non abbandoniamo nessuno».
Contesta anche l’accusa di eccessiva prudenza, una partita da vincere affrontata con una punta sola. «Molte volte senza attaccanti si è più pericolosi – spiega Prandelli -. Se giocheremo così, e non è detto, è perché non si danno riferimenti agli avversari e si trovano profondità e spazi. Loro sono molto arretrati in difesa, e sono bravi a ripartire. Per questo non è la partita di El Sharaawy, ad esempio. Quanto a noi, abbiamo preparato la gara al meglio. Però nel calcio c’è sempre un però».
Non si appella alla retorica delle squadre italiane che in questo periodo soffrono sempre, piuttosto invoca l’aiuto del pubblico. «Mi aspetto grande entusiasmo da Palermo, è stata scelta apposta con Torino per due gare fondamentali, sarà un grande abbraccio». Dopo la mozione degli affetti, cerca la frase definitiva. Si guarda intorno e le parole sembrano uscirgli dal cuore. «Voglio chiudere – scandisce – la pratica velocemente».
Più che uno statista sembra un capoufficio, ma se ci riesce nessuno glielo farà notare.
Fonte: Corriere dello Sport.
La Redazione.
D.G.
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro