Il 29 settembre Cesare Prandelli iniziava la sua avventura a Valencia, con tanti buoni propositi. Esattamente tre mesi dopo si è chiusa la sua parentesi spagnola, con tanto di polemiche. La società non ha mantenuto le promesse e Prandelli si è sentito tradito: le dimissioni una decisione inevitabile. A spiegare come sono andate le cose ci ha pensato lo stesso ex ct della Nazionale in una conferenza fiume:
“Non aveva senso continuare e così ho rinunciato” – si legge nelle pagine de La Gazzetta dello Sport – “Me ne vado a testa alta e con la consapevolezza di aver fatto tutto il possibile. Me ne vado emozionato, ma anche triste, perché si è chiuso un sogno. Sapevo di avere accettato una sfida difficile, ma sono venuto con la convinzione di aiutare il Valencia a uscire dalle difficoltà, purtroppo non è andata così. La società è fatta di persone rispettabili, ma sono attaccate ai numeri: mentre il calcio è sentimento e passione. Se mancano questi ingredienti è difficile andare avanti. Volevo aprire gli allenamenti ai tifosi, mi hanno detto che non era possibile. Ho cercato di parlare con la stampa ma c’era una lista nera. Ho collaborato in silenzio con il club, a Singapore mi avevano promesso che a gennaio avrebbero rinforzato la squadra. Peter Lim era d’accordo con me e aveva dato mandato al d.s. di concentrare ogni sforzo sull’ingaggio di Zaza che sarebbe dovuto arrivare il 27, dopo le vacanze. Si tratta di un giocatore di carattere e in organico non ne abbiamo di questo tipo, senza dimenticare che sono quei calciatori che i tifosi vogliono. Il 29 Zaza non c’era ancora, ma non è tutto: lo stesso giorno la società mi ha chiesto di scegliere tra un attaccante e un centrocampista, dimenticando i quattro che mi erano stati promessi“.
Fonte: GianlucaDiMarzio.com
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