«Voglio l’Italia che conosco. Senza paura». Cesare Prandelli entra subito nel cuore della sfida di Kiev. Da qui si va a Varsavia per la semifinale contro la Germania. «Non dobbiamo avere sudditanza psicologica», avverte davanti a Sua Maestà, all’Inghilterra. Il cittì, però, si fida. Sente che la sua nazionale può ancora recitare da protagonista nell’Europeo. «Bisogna, però, restare in partita. Sempre. Comportandoci da grande, mettendoci carattere e intensità».
«Basta poco per fare il salto di qualità»: Prandelli rivela il discorso fatto ai giocatori in questi giorni. «Ho spiegato che possiamo diventare più forti. Sono d’accordo con Buffon: lui dice che non vinceremo questo titolo, perché alcune nazionali sono più avanti. Sono, però, sicuro che dobbiamo solo aggiungere qualcosa al nostro comportamento in campo. E crescere nel modo di interpretare certe gare. Come questa. Confrontandoci con le migliori, vedrete che presto le raggiungeremo». Magari correndo con più razionalità: «I dati atletici ci chiariscono che dobbiamo distribuire meglio le forze in campo e accentuare gli sprint».
L’Italia, tra le qualificazioni e le tre partite giocate all’Europeo, ha preso 4 reti (2 nel biennio e 2 qui). Nessuna nazionale ne ha prese meno. La vera differenza con l’Inghilterra è in attacco. Rooney, in 75 gare, ha segnato 29 gol. I cinque attaccanti azzurri Di Natale, Cassano, Balotelli, Giovinco e Borini (gli ultimi due ancora a digiuno in nazionale), in 94 partite, ne hanno realizzati 23, quindi meno della punta dello United. Il cittì svicola sulla questione. «Ultimamente stiamo attaccando bene l’area di rigore, scegliendo i tempi giusti. Se arriviamo con più uomini, troviamo anche le reti. Abbiamo, comunque, qualità anche davanti, è arrivato il momento per dimostrarlo».
«Siamo pronti per l’Inghilterra: abbiamo preparato la gara guardando le loro partite. È una squadra molto organizzata, tra le più brave in Europa, pure rispetto ad altre che spesso sono pubblicizzate. Abbiamo analizzato che gioca in 38-39 metri», sottolinea Prandelli. Pure l’Italia tatticamente sa che cosa fare. Nel senso che ha la sua organizzazione. Quella di Hodgson è diversa. «Bisogna trovare i tempi di gioco per aggredirli. Con la loro intensità. Di fronte avremo una nazionale ricca di giocatori di personalità e carisma. Anche noi, però, ne abbiamo. Sarà un confronto tra grandi». Nelle individualità e nei sistemi di gioco. «Da Balotelli mi aspetto quello che chiedo agli altri. Di essere pronti e dare il massimo. Sono sicuro che farà così, se giocherà».
Perché l’unica contraddizione del cittì è legata proprio agli undici da far partire inizialmente contro l’Inghilterra. «Ho cambiato, nel senso che non dico niente nemmeno ai giocatori. Perché devono pensare, tutti, alla partita come se fossero titolari». Passa poco e ci ripensa. Niente pretattica, anche perché Barzagli svela che la linea difensiva sarà a quattro. Prandelli regala un’occhiataccia al giocatore e subito dopo deve ammettere: «Abbiamo provato e loro hanno visto. Sanno chi scende in campo. E non ho alcun dubbio tattico». Dà recuperato anche Thiago Motta. «Lo ringrazio perché ha sempre lavorato, nonostante l’affaticamento muscolare. È disponibile, diventa solo scelta tecnica».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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