Domenica sera a San Siro c’era anche Cesare Prandelli e davanti ai suoi occhi Paolo Cannavaro ha giocato un’altra bella partita. Con coraggio e personalità, una caratteristica che, secondo l’ambiente di Coverciano, ha sempre un po’ penalizzato il più giovane dei fratelli Cannavaro. Quello che Fabio aveva in abbondanza, appunto coraggio, personalità, carattere ed esuberanza, a Paolo faceva un po’ difetto. Di sicuro il carattere più schivo e meno estroverso del fratello maggiore un po’ lo ha fregato, ma quanto a coraggio si può aprire un dibattito. Cesare Maldini, che ha allenato Nesta e Fabio Cannavaro nell’Under 21 e poi nella Nazionale maggiore, diceva che fra i due quello che si sarebbe buttato nel fuoco per prendere la palla era Cannavaro. Ma non per questo Nesta difettava di coraggio. Ecco, se si può fare un paragone con i due campioni del mondo, Paolo assomiglia più a Nesta che a suo fratello.
Cannavaro sta chiudendo un’altra ottima stagione senza un premio che avrebbe meritato sul campo: la convocazione in Nazionale. In carriera, ha giocato 18 partite nella Under 21 e lì si è fermato. Ha 32 anni e se il commissario tecnico non chiama Pasqual (che ne ha 31), miglior terzino sinistro italiano della Serie A, perché sta creando un gruppo di giovani, a maggior ragione non chiama Paolo. In quel ruolo c’è Bonucci, sei anni di meno del napoletano, una garanzia per Prandelli e per Conte. Ma un pensiero su Cannavaro andrebbe fatto lo stesso per una serie di ragioni.
La prima: la continuità di rendimento. In questo campionato ha sbagliato poche partite e ha una media-voto (del Corriere dello Sport-Stadio) di 6,25. La seconda: l’aspetto tattico. Forse è il punto-chiave del dibattito. Il Napoli gioca con la difesa a 3, ma quando è in possesso palla usa i movimenti della difesa a 4 (Campagnaro sale di continuo per impostare il gioco); Cannavaro è il centrale, proprio come Bonucci nella Juventus, che difende a 3 e resta sempre a tre. Non solo, quando l’avversario di Mazzarri schiera tre attaccanti, proprio come il Milan a San Siro, la linea difensiva diventa a quattro per proteggersi in superiorità numerica. Ora, se Bonucci può passare disinvoltamente dalla difesa a 3 della Juve di Conte a quella a 4 della Nazionale di Prandelli, diventa difficile spiegare perché non possa farlo Cannavaro che, quanto meno, ha più esperienza dello juventino. La terza ragione: l’aspetto tecnico. Dentro Milan-Napoli ricordiamo pochi momenti di bel calcio e rari gesti tecnici. Il più bello è stato l’assist volante di Hamsik per Pandev, dopo c’è il lancio verticale di quasi 40 metri con cui Cannavaro ha messo Cavani davanti ad Abbiati. Peraltro, è lo stesso tipo di lancio che Bonucci prova quando Pirlo non ha spazio sufficiente per dettare il gioco. La quarta: la concorrenza. Come difensori centrali, in questa stagione, oltre ai tre titolari Barzagli, Bonucci e Chiellini, in Nazionale sono stati convocati Ogbonna, Acerbi, Astori, Gastaldello e Ranocchia. Hanno caratteristiche diverse da Cannavaro, ma forse solo Astori ha avuto un rendimento simile a quello del napoletano. E’ difficile che il ct riveda la sua posizione, lo scoglio dell’età non gioca a favore di Paolo, è giusto però che ci pensi. Può sempre fargli comodo.
Fonte: Corriere dello Sport Alberto Polverosi
La Redazione
A.S.
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