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Prandelli: «Basta con l’omofobia nel calcio»

Il ct scrive prefazione al libro di Cecchi Paone: gli omossessuali vivano liberamente il loro amore

«La normalità rivoluzionaria di Cesare Prandelli»: così Alessandro Cecchi Paone, definisce la prefazione che il ct della nazionale ha scritto al libro suo e di Flavio Pagano, «Il campione innamorato. Giochi proibiti dello sport», nei prossimi giorni il libreria. «Dai primi calci al pallone in parrocchia a oggi – scrive Prandelli nell’introduzione al volume – non riesco a quantificare le persone che ho incontrato, e mai mi sono posto il problema di come vivessero la loro sessualità. Sono sicuro che in molti la pensano come me; ciò nonostante, nel mondo dello sport ancora resiste il tabù nei confronti dell’omosessualità».
Sostiene ancora Prandelli, nell’anticipazione diffusa da Cecchi Paone, che «ognuno deve vivere liberamente sé stesso, i propri desideri e i propri sentimenti. Dobbiamo tutti impegnarci per una cultura dello sport che rispetti l’individuo in ogni manifestazione della sua verità e della sua libertà». Un invito che nel libro fa anche il presidente della Federazione Italiana Pallacanestro, Dino Meneghin.
«In queste parole – aggiunge Cecchi Paone – c’è la straordinaria umanità di Prandelli, che ho incontrato a settembre. L’ho trovato un uomo di incredibile semplicità, capace di approccio con assoluta al tema di fronte al quale il calcio si chiude a riccio». Immediate le reazione: «Una bella pagina di educazione, cultura e civiltà che fa onore al Paese»: così il presidente nazionale di Arcigay, Paolo Patanè, commenta le affermazioni di Prandelli.
Il coming out nello sport resta comunque un tabù: in principio fu Billie Jean King, una delle più grandi nella storia del tennis. In epoca più recente a seguire quelle orme era stata Martina Navratilova. Due pioniere che hanno reso la vita più facile ad Amelie Mauresmo o Conchita Martinez. In effetti poi il tabù dell’omosessualità nello sport sembra un affare tutto italiano, o quasi, dove di nomi allo scoperto non è uscito nessuno. All’estero la strada è già stata percorsa: l’allenatore di baseball italo-americano Dave Pallone scontò con il licenziamento nel 1988 il suo essere gay. Tra i pochi uomini che hanno rotto il muro del silenzio c’è il pugile canadese Mark Leduc, argento alle Olimpiadi di Barcellona. Tra gli olimpionici il più noto è sicuramente Greg Louganis, uno dei più grandi tuffatori della storia. Tra i calciatori resta un tabù: il primo però a dichiararsi omosessuale è stato Justin Soni Fashanu, classe ’61, suicida nel 1998 in seguito alle accuse di stupro da parte di un ragazzo. Nel rugby c’è il nazionale del Galles Gareth Thomas, il cui outing è arrivato nel 2009.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

M.V.

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