Viva la faccia della sincerità. O dell’opportunismo, chissà. «La Spagna è la migliore squadra al mondo, lo ha dimostrato in questi anni», dice Cesare Prandelli, con sospetta deferenza. «L’Italia, però, merita applausi», aggiunge il ct azzurro. E va avanti. «Affrontiamo una nazionale che ha sempre mantenuto le proprie caratteristiche. La sua forza non è solo nella gestione del possesso-palla ma anche nella capacità di riconquistare il pallone in posizione molto avanzata. Noi dovremo sfruttare le occasioni per essere in superiorità numerica in determinate zone del campo. Non so se i nostri avversari schiereranno una punta centrale, ma non cambierebbe granché. La Spagna sarà comunque aggressiva. Il suo vero centravanti è la ricerca della profondità oltre la linea di difesa».
Ma allora la Spagna come si batte? «Non siamo così presuntuosi da pensare di poter fare noi la partita dal primo all’ultimo minuto, ma dobbiamo essere pronti quando ci sarà un’opportunità» continua Prandelli ricordando di aver preparato la finale soltanto al videotape visto che «non c’è stato il tempo per farlo sul campo».
E ancora. «Abbiamo intrapreso una strada due anni fa e dobbiamo continuare a seguirla con la convinzione che sia quella vincente. Confido in una gara propositiva, cercheremo di chiudere gli spazi e di recuperare il pallone. Questo dovrà essere il nostro obiettivo, soprattutto nella zona centrale del campo». Esclude, Cesare, però di sistemarsi tatticamente come lo scorso 10 giugno a Danzica: cioè con la difesa a tre. «Nelle ultime partite abbiamo trovato e mantenuto l’equilibrio. Sappiamo, comunque, che durante una partita potremmo usare questo sistema».
Punta poi forte su Pirlo, il ct: «Il centrocampo dell’Italia ha qualità, corsa e capacità di far pressing. E c’è un giocatore, Pirlo, che sa esaltare tutte queste caratteristiche». In attacco ancora Cassano e Balotelli. «Mario è cresciuto perché si è confrontato con campioni che hanno fatto tanti sacrifici per arrivare a grandi traguardi. A un certo punto, bisogna accettare i consigli e assumersi le proprie responsabilità. Da un punto di vista calcistico, siamo stati chiari: dopo la partita con la Croazia gli abbiamo chiesto determinate cose e Mario le sta facendo. È una punta e sta interpretando bene quel ruolo». E il nuovo Cassano? «Credo che la nascita di suo figlio lo abbia responsabilizzato».
Un pensiero, infine, sulla lettera che gli ha inviato Giorgio Napolitano. «L’ho letta con molta emozione. Ho trovato parole importanti per noi. Il Presidente ha parlato di affiatamento, idea di squadra, generosità e spirito vincente che lui sta trasmettendo a noi. Siamo orgogliosi e emozionati. Mentre leggevo la lettera, sentivo emozione pura. La sua vicinanza è stata un attestato di fiducia, abbiamo sentito la sua presenza quando è venuto per assistere alla gara con la Spagna quando pochi avevano fiducia in noi. Il suo invito? Vuol dire che meritiamo comunque applausi» chiude Prandelli che conta, domani a Roma, di regalargli la coppa.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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