Quanto è lungo un mese? Il vuoto di cinque partite, il dettaglio di una stagione e – soprattutto – di una carriera intera: un istante, calcisticamente parlando; oppure un frammento. Trentacinque giorni domani senza l’acuto di Marek Hamsik, il tap in d’oro della serie A, quello scugnizzo filiforme che spunta dal nulla e, pum, trova l’angolo giusto.
Un mesetto o su di lì a vagare nella più assoluta normalità, deambulando alla ricerca di se stesso per ritrovare le coordinate giuste: come a Cesena, insomma, o come contro il Villarreal, oppure come a San Siro: tre reti in quell’avvio schioppettante, ma già finite nell’oscurità.
MALEDIZIONE – Chi ha incastrato Marek Hamsik è un pentagono maledetto che sviluppa tra il Parma e il Cagliari, tra l’Udinese, il Catania e il Bayern, le uniche note stonate d’un quinquennio da favola, da principe azzurro stavolta, o persino da mago di Oz, una randellata o un colpo di testa o una carezza al pallone per battere chiunque, il Milan o la Lazio, la Roma o anche Madame, sommergendo la serie A e anche l’Europa con un carico di meraviglie di cinquanta reti e (quasi) tutte d’autore.
IL POKER D’ASSO – Un mese è praticamente una briciola di tempo perduto, dunque una pausa di riflessione da vivere ripensando al Bayern, standosene seduti dinnanzi al pc, per aggiornare il proprio sito (« peccato, siamo andati vicinissimi al pari »), per poi concentrarsi sulla Juventus, la carissima nemica presa a randellate più e più volte, prima e dopo i sistematici corteggiamenti dell’ultimo quadriennio. Si (ri)gioca e ciò che resta di trentacinque giorni privi di Hamsik è una percettibile anormalità determinata da una eccezionale media-gol, cinquanta complessivamente tra campionato e coppe, la tendenza-Marek utile per andare a scovare paragoni imponenti e accostamenti gratificanti. Riecco Madame e quel genietto avvicinato ora a Gerrard e ora a Lampard può lustrare la sua lampada per far emerge il talento già emerso a ripetizione nel recentissimo passato, con quattro reti in altrettanti anni consegnate ai bianconeri, nel bel mezzo di show da artista.
MAREKIARISSIMO – La Juventus è una serata di gala che resta marchiata nella memoria partenopea, la Juventus è uno 2-0 bianconero trasformato in 2-3 con doppietta di Hamsik in un 31 ottobre 2009 ormai storico; ma la Juventus, a Fuorigrotta, è anche una rimonta, dopo il gol di Chiellini, avviata dallo slovacco e chiusa da Quagliarella e Lavezzi il 25 marzo del 2010, e poi è un 2-1, pure questo con sorpasso per cancellare il vantaggio di Amauri con il «solito» Hamsik e con il Pocho. L’ammazza-signora (scavando tra gli archivi) è praticamente quel mattacchione di ventiquattro anni, già investito dell’eredità di Nedved, finito nell’imbuto da un mesetto: cosa saranno mai trentacinque giorni, quando all’orizzonte c’è Madame.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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