Nel 1982 Sylvester Stallone ci fece conoscere il personaggio di Rambo, diventato una vera e propria icona in tutto il mondo. Nel frattempo un giovane chiamato Roberto Policano muoveva i suoi primi passi nelle giovanili della Roma e ben presto venne soprannominato appunto Rambo, a causa della sua folta capigliatura e della sua grande determinazione sul campo. Dopo un’importante carriera, principalmente tra Genoa, Roma, Torino e Napoli è passato alla parte dirigenziale e attualmente è osservatore per conto dell’Udinese. E’ intervenuto in esclusiva a TuttoMercatoWeb, analizzando le situazioni attuali delle squadre in cui ha militato, e non solo:
Attualmente sei osservatore per conto dell’Udinese. Sei sorpreso del primato della squadra di Guidolin?
“In un certo senso sì, perché le perdite di giocatori come Inler, Sanchez e Zapata tolgono molto al valore di una squadra, ma credo che il lavoro del mister Guidolin stia dando dei grossi frutti e credo che chi stia giocando in questo momento stia dando il massimo e merita il plauso di tutti”.
Ci sveleresti qualche anteprima di qualche giovane prospetto notato da voi, società notoriamente famosa nello scovare nuovi talenti?
“Di giocatori validi credo che ce ne siano molti sia in Europa che in Sudamerica. Il vero problema è che in questo momento quando ti avvicini ad un giovane ci sono subito richieste economiche spropositate, quindi il lavoro diventa ancora più interessante in quanto dobbiamo cercare di anticipare i grandi club altrimenti a parità di tempestività non avremmo mai la meglio sugli altri, quindi uno dei nostri segreti è quello di arrivare prima con le nostre intuizioni. Non faccio nomi in quanto potrei dimenticarmene qualcuno e quel qualcuno potrebbe offendersi”.
Torje è il nuovo Sanchez?
“Di Sanchez, con le sue caratteristiche, credo che ce ne sia uno solo al mondo. Premesso questo dico che Torje è un ottimo giocatore e vista la giovane età deve ancora migliorare e maturare specialmente in un campionato difficile come il nostro, però ha tutti i mezzi per poter emergere”.
Handanovic, Armero, Isla, Asamoah. Credi sia il loro ultimo anno a Udine?
“E’ difficile dopo tanti anni riuscire a tenere giocatori che hanno richieste da club molto più ambiziosi del nostro e che offrono cifre importanti, quindi penso che la maggior parte di loro giustamente meritino altri palcoscenici”.
Di Natale più invecchia più segna. Dove sta il segreto?
“Di Natale è unico. Come lui non ce ne sono. Grande professionista, grande uomo con principi sani, grande tecnica e grande classe. Spero solo che duri ancora qualche anno perché non finisce mai di stupirmi e di un giocatore così in squadra non puoi farne a meno”.
A Torino hai lasciato un pezzo di cuore, a Padova ci vivi. Due squadre attualmente pretendenti alla serie A. Ce le analizzi?
“Si sono mosse bene nel mercato estivo. Hanno allestito due buoni gruppi; sicuramente sono le pretendenti per la serie A. Due città che meritano la serie maggiore e soprattutto due tifoserie con tanto entusiasmo. Attualmente il Torino ha qualcosa in più in quanto si sta distinguendo dal Padova per la continuità dei risultati”.
Il Padova deve intervenire sul mercato?
“E’ in buone mani. Rino Foschi sa come e dove intervenire se ce ne fosse bisogno quindi se fossi un tifoso del Padova non mi preoccuperei più di tanto”.
Come giocatore hai lasciato il segno anche a Genoa, Roma e Napoli. Cosa ne pensi del campionato di queste squadre?
“Il Genoa sta disputando un campionato anonimo ed altalenante. E’ una buona squadra composta da ottimi giocatori, tuttavia le prestazioni risultano discontinue. Il Napoli mi sembra molto concentrato sulla Champions e sta perdendo di vista l’obiettivo del campionato, che secondo il mio parere potrebbe puntare a vincerlo. Gli acquisti sono stati ottimi, mirati e la squadra ha un grosso potenziale d’attacco. La Roma è una squadra in evoluzione sotto vari aspetti, societari e tecnici. Ci vorrà un po’ di pazienza per vedere i frutti del lavoro del nuovo allenatore; io sono fiducioso, in quanto ha acquistato degli ottimi elementi e per di più giovani”.
Chi è il Roberto Policano di oggi?
“Non è mai bello fare dei paragoni e neanche giusto. Dico soltanto che erano altri tempi ed era soprattutto un altro calcio”.
Qualche rimpianto nella tua carriera? Ad esempio non aver mai lasciato il segno in nazionale?
“Nella mia vita da calciatore non ho mai avuto rimpianti, ho sempre ringraziato chi mi ha dato la possibilità di poter giocare in serie A. Per quanto riguarda la nazionale forse rimpiango il fatto di essere nato 20 anni prima, vista la crisi di giocatori nel ruolo che ricoprivo”.
La Redazione
A.S.
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