L’ultimo ad arrendersi, e a maledire se stesso e il mondo intero fino agli ultimi istanti di un arrembaggio confuso e appena accennato, è stato lui: Ezequiel Lavezzi. Quello che tante volte è stato definito indolente. Sì, lo scugnizzo è davvero diventato un leader: ieri ha predicato in un deserto senza oasi, è vero, però ci ha provato. Ed è stato l’unico lampo, anzi l’unico angolino senza nuvole di un cielo che di azzurro non ha proprio nulla. Amara, amarissima la notte del pocho: sia per la terza sconfitta consecutiva, sia perché la festa per il suo record di gol in campionato è andata a farsi benedire. Beh l’umore sarà nero, però nessuno può togliergli la soddisfazione: non gli era mai riuscito di realizzare 9 reti in A. Fino a ieri.
CHE GRINTA – E allora, suona l’unica nota (semi)dolce di Napoli-Atalanta: è di Lavezzi, questo “do” di piatto. Un pareggio cercato, voluto, inseguito con la stessa caparbietà sciorinata fino alla fine; magari non spettacolare, ma comunque figlio della volontà di un attaccante da sempre criticato per una sterilità congenita. I numeri migliorano. E con loro anche il carattere del titolare: Ezequiel merita doppio applauso, per aver migliorato il suo primato personale e per aver corso senza sosta anche con tre massi sul groppone. E per giunta, nella parte fnale di gara, in dieci.
I NUMERI – Il tributo, l’unico plausibile della nottataccia azzurra, è tutto per lui. Totale stagionale, finora: 11 gol. Ovvero 9 in 26 presenze di campionato; cui vanno ad aggiungersi i 2 segnati in 8 partite di Champions. Entrambi al Chelsea, entrambi al san Paolo: quelli dell’illusione. Si vede che nel suo rapporto con la prodezza c’è qualcosa che ancora non funziona. Non riesce proprio a godersele, il pocho. Ma tant’è. E rispetto alle stagioni precedenti la situazione sta in questi termini: il record di un’intera annata è eguagliato. Con una postilla: delle 11 reti consegnate agli annali all’esordio in Italia, 3 furono realizzate tutte insieme in Coppa Italia contro il Pisa. Un avversario che non può valere quelli della Champions.
IN ARGENTINA – Per quel che riguarda il solo campionato, invece, il pocho non era mai andato oltre gli 8 graffi del primo e del terzo anno (6 l’anno scorso). Di farne 9, invece, gli era capitato in Argentina, con la maglia del San Lorenzo: nel 2004-2005, e nel 2005-2006. Ora anche l’Italia ha conosciuto un Lavezzi più incisivo. Oltre che leader. Così lo ha incoronato Mazzarri dopo la partita con la Juventus: «E’ cresciuto, lo vedo più maturo, si allena come un pazzo e non ci sta proprio a perdere. Ora è diventato un trascinatore». E così ha provato a giocare ieri: la zampata gli era anche riuscita, ma la carica non è stata sufficiente.
LE SCUSE – Ezequiel sfila via insieme a tutti gli altri a testa bassa. Mentre a rialzarla, con una dichiarazione di estrema sincerità, è il d.g. Marco Fassone. Qualcuno gli chiede dei fischi, della bordata sonora piovuta sul san Paolo a catinelle dopo la fine della partita, e lui: «Io sono il primo a fischiarmi da solo quando le cose vanno male. Siamo dispiaciuti» . A proposito dei fischi. A proposito di quelli recapitati a Gargano nel momento della sostitizuone: sua moglie (e sorella di Hamsik), Miska, ha commenta stizzita su Twitter: “Come fischiate bene!!!”. A difesa di suo marito. Romantica tifosa.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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