CAGLIARI – Dieci centimetri: il confine sottilissimo tra la felicità e la disperazione è in quello spazio quasi impercettibile che strappa al Napoli tre punti e premia (giustamente) il Cagliari, concedendogli il punto guadagnato. Minuto 73’, c’è una partita racchiusa in un episodio e magari un destino riscritto su una bandierina che sventola e cancella la prodezza di Callejon d’un 2-1 stiracchiato: fuorigioco, fuori dal sogno il Napoli, fuori dall’incubo il Cagliari, al sesto risultato utile consecutivo e con sei punti di vantaggio sul Livorno (terz’ultimo, allo stato) che incoraggia.
BRIVIDI – Novanta minuti in quel fazzoletto, però dopo aver goduto di calcio vero, denso di pathos ma anche di struttura tattica, di sovrapposizioni e di pressione, di forcing e di intraprendenza: c’è uno specchio deformante che per una ventina di minuti trasforma il Cagliari nel Napoli, lo lascia emergere nel suo splendore tattico e pure fisico, prima che si rompa l’incantesimo, venga fuori la padronanza del palleggio (e dunque la superiorità tecnica) altrui e si ricomponga un equilibrio comunque “strano”. Sarebbe partita per pubblico vero, in uno stadio degno, ma Cagliari-Napoli è consegnata ai pochi intimi ammessi in quel che resta del Sant’Elia, ai quali però va di lusso: nove minuti e Nené ha schiodato il match dalla normalità; diciannove per ritrovare il Napoli in Higuain, ma in mezzo e prima e dopo è ricerca ostinata di prendersi tutto, non solo gli applausi. Lopez preferisce il faccia a faccia, va allo scontro frontale allargando il campo, lasciando uscire Sau dalla linea offensiva per farvi entrare Cossu o chi capita; e poi ribaltamenti. Ma Benitez aspetta di capire cos’abbia la sua squadra. Intanto, l’1-0 di Nené (favorito da un errore in partenza di Maggio), poi Higuain frenato da Avramov; la leggerezza di Astori che manda El Pipita al dischetto per il pari; un Reina reattivo su un Nainggolan che la schiaccia a dieci metri dalla felicità e tante serie intenzioni.
SI CAMBIA – Il Cagliari ha i cerotti (Rossettini e Ibarbo oltre ad Agazzi e Ariaudo) e quando si fa male Nené il rischio della depressione viene scacciato con l’interpretazione coraggiosa: ma nello spogliatoio, per arginare gli esterni di Benitez, Lopez si industria, toglie Avelar, infila Ekdal che va a fare il centrocampista e fa scivolare Dessena sulla linea dei difensori per passare all’opzione-2, difesa più lodevole, togliendo campo e accorciando una squadra che si sta allungando. Benitez ha perso Reina (poco prima del riposo) ma intanto gli basterebbe rivedere un pochino il suo vero Napoli, che Pandev (10’) porta a un niente dal blitz, con l’affondo sul quale non arrivano Higuain e Insigne ma intanto è scemato il ritmo ed è diventata incredibilmente un’altra partita.
LE SVOLTE – Cagliari e Napoli però ormai hanno mutato il proprio atteggiamento e perso pure brillantezza, ma a Lopez può andar bene così: difesa bassa, bunker sulla mediana e poi avanti a razzo, se si può. Ma chi deve far la partita è Benitez, che ha colto i disagi, che nota le difficoltà di andare al di là delle linee: ci prova con Mertens per Insigne, ci prova con la fisicità di Zapata, ci sta quasi riuscendo in due circostanze. Il 73’ concentra in sé i rimpianti della serata e quando Callejon sta esultando, avendo capitalizzato la parabola invitante con una volée che va a chiudersi nell’angolo lontano di Avramov, non c’è tempo di gioire, perché Marrazzo con l’occhio di falco ne ha scovati tre in fuorigioco. Il Cagliari ha smesso (consapevolmente) di attaccare, governa la zona pericolosa: ma non è finita senza che ci sia un altro pizzico di pepe, un tremolio per chi se la sta giocando come può e ognuno a modo, e sul destro di Mertens, favorito da una distrazione in uscita di Dessena, ognuno s’affida al proprio protettore: dieci centimetri, pure stavolta, che contengono l’1-1. Babbo Natale è vestito di rossoblù.
Fonte: Corriere dello Sport
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