Un quadriennio duro, con la crisi del paese che non allenta la morsa, e dentro casa la battaglia della Lega di serie A che non sa o non vuole darsi una guida nuova. Ma con una consapevolezza: «Il calcio non è il male dell’Italia». Giancarlo Abete sorride comunque, nonostante «le criticità» del suo mondo, all’elezione che con un solo scrutinio e il 94% dei consensi lo ha riconfermato alla guida della Figc: presidente per i prossimi quattro anni e poi basta, spazio a facce nuove. Candidato unico, Abete ha ricevuto un consenso di fatto unanime: dei 256 presenti in 250 hanno votato (5% le schede bianche), con Lega di A, tecnici e arbitri compatti su Abete (18 su 18 i voti della A, 24 su 24 Aiac, 9 su 9 l’Aia, 18 su 19 la B, 44 su 48 la Lega Pro, 79 su 88 i Dilettanti e 43 su 44 l’Aic). «Sarà un quadriennio difficile, ma questo consenso mi dà fiducia» dice il neo presidente rieletto.
Non esiste un programma dei cento giorni, ma le priorità sono tante: «La riforma della giustizia sportiva, la legge sugli stadi e il rafforzamento della normativa sulle frodi sportive – spiega – Siamo consapevoli delle criticità del nostro calcio per comportamenti inaccettabili: penso alle scommesse, alla violenza e al razzismo. Ma non sono per la demonizzazione, il calcio non è sinonimo dei mali del Paese». Nel suo discorso Abete abbonda in citazioni, da Mazzini a Gandhi, chiedendo a tutti di serrare le fila per contrastare fenomeni che inquinano il mondo del pallone, ma con orgoglio difende un movimento che conta 1,4 milioni di tesserati con i soli club professionistici a cui non va un centesimo dei 64 milioni di contributi, ma che «pagano tasse per 900 milioni».
Non c’è solo l’orgoglio del pallone nel giorno della sua rielezione: le società di A ancora non trovano un accordo per il presidente e dopo due assemblee andate in fumo venerdì ci riprovano. E sarà una deadline per la Figc che aspetterà fino al 18, poi convocherà comunque il primo consiglio federale, con o senza i rappresentanti dei club. «Sarebbe bene partire tutti insieme – sottolinea Abete – ma se la soluzione non c’è noi andiamo avanti, c’è fretta di lavorare». Difficile che la A in pochi giorni trovi la convergenza su un nome nuovo e quindi è facile che si arrivi alla prorogatio fino a giugno dello stesso Beretta. Certo è che il prossimo consiglio federale dovrà scegliere i due vicepresidenti (e non più tre). «Spero che A e B si siano ricompattate, io comunque incontrerò i presidenti prima delle nomine non per andare verso l’unanimismo ma per arrivare alla scelta coesi» spiega Abete. I nomi, salvo sorprese, sono quelli di Carlo Tavecchio (presidente dei Dilettanti) e Demetrio Albertini. Intanto una novità ci sarà: in Figc arriva Simone Perrotta, una «prima» per un giocatore in attività. «Inizierà subito e siamo ben lieti di averlo con noi» dice il presidente. «Un’esperienza che mi farà crescere professionalmente», sottolinea il calciatore.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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