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Platini: “La mia squalifica? Un’ingiustizia! Il VAR non serve. Vi spiego cos’è la Juventus…”

Lunga intervista dell'ex presidente dell'UEFA

Michel Platini, al Festival dello Sport organizzato dalla Gazzetta, ha rilasciato una lunga intervista riportata da Tuttomercatoweb.com:

Cosa fai adesso?
“Ora rispondo alle domande di un giornalista della Gazzetta dello Sport. Dopo, in generale, prendo il tempo di vivere. Oggi ho preso il tempo di sfruttare la famiglia, le bambini i nipoti, di viaggiare. E’ una vita tranquilla, osservo e guardo le cose come vanno”.

Perchè il golf?
“Forse perchè il colore del campo da golf mi ricorda quello del campo dove ho giocato un tempo. Non sono un malato di golf ma mi piace la natura e battere un amico”.

Sei stato uno dei tanti giocatori pensanti degli anni 70 che è diventato poi dirigente.
“Ci vuole del coraggio per diventare dirigente perchè entri in un altro mondo, non sei nel tuo”.

Sempre negativo verso il VAR?
“Sì sono negativo perchè non fa parte della nostra filosofia del gioco e dello sbaglio. Ha regolato qualche errore ma ne procura altri. Non risolve tutti i problemi. Se fai la sintesi di quello che è il VAR per le linee, gol e fuorigioco, va bene. Due cose complicatissime per gli arbitri da vedere. Per il resto, per i falli di mano, non ne ha bisogno. E’ il lavoro dell’arbitro vederli. Intanto però non si tornerà indietro”.

Tu l’avresti messo fossi fossi stato alla FIFA?
“Non l’avrei messo come prima cosa. Avrei fatto di tutto per far vedere che era uno sbaglio. Ho messo gli arbitri di porta per dimostrare che è una cosa difficile da vedere. Ho pensato che in un calcio umano di aggiungere gente umana, altri hanno pensato di aggiungere la televisione”.

La squalifica che hai scontato?
“Facciamo in una frase: sto facendo il combattimento più giusto della vita. E’ una grande ingiustizia e vincerò. Se non mi vogliono non votano per me ma non dicono che sono un corruttore. E’ una cosa che non perdonerò”.

Sei stato dieci anni alla UEFA. Cosa è rimasto?
“Tante cose. La Nations League, il FFP, un modo di vedere le coppe europee cambiate”.

Il FFP è sotto accusa?
“Perchè la storia del Manchester City non era una cosa di Fair Play ma dire cose non giuste. Era una cosa disciplinare”.

Ancora sul FFP.
“Il FFP lo abbiamo fatto per ridurre i debiti dei club. Dopo si sono aggiunte cose non obbligatorie che si possono togliere facilmente. I debiti dei club sono scesi e meno male perchè con il Covid-19 sarebbero falliti”.

Mourinho ha detto che la Champions League è la coppa dei dettagli. Sei d’accordo?
“Lo diceva anche il presidente della Roma, una questione di centimetri. Il mondo è sempre così”.

Pensi ogni tanto che a Zurigo potresti esserci stato tu?
“Io per quattro anni quando mi dicevano che potevo essere presidente è stato complicatissimo. Non ero però sicuro al 100%. Alla fine ho fatto bene perchè con tutto quello che si vede alla FIFA sto bene”.

Cosa è la Juventus?
“E’ complicato dirlo. La Juventus è tanto. Per i tifosi è una fiamma, per me è un bellissimo ricordo. E’ una squadra in cui hai giocato e quando vince la Juve sono contento. Io ero in un mondo di spettatori in Francia e sono arrivato in un modo di tifosi in Italia. Tutti ti conoscono. Sono arrivato in un mondo dove il calcio era un’altra cosa. Sono arrivato per volere dell’avvocato Agnelli. Sono arrivati in una squadra bellissima con giocatori fortissimi. Io ho detto che sono arrivato in ferie in Italia e mi hanno anche pagato. E’ stata una bellissima storia. Con i giocatori che avevamo era facile per vincere. Boniperti ha fatto una squadra per vincere, i giocatori erano fantastici. Negli anni ’80 era un grande campionato, c’era benessere. Era tutto bello in questo Paese”.

Le rivalità?
“Io sono nato in un mondo dove mio papà diceva che c’erano 11 amici che giocavano 11 amici. Io giocavo per vincere ma dopo era solamente un gioco. Torino era più una città più facile rispetto ad un’altra città italiana. Quando vinci però è tutto più facile. Era una bella vita, le mie bambine sono venute qua, sono cresciute qua, ho imparato l’italiano. E’ stato un momento bello della mia vita”.

Boniek?
“Era fantastico. La differenza è che facevo gol. A lui dicevo che lui davanti alla porta era così, così. Gli passavo la palla e quando arrivava davanti alla porta gli dicevo: ‘Aspettami, e ripassami la palla’“.

Pochi successi in Coppa dei Campioni?
“Nel mondo del calcio ci sono due competizioni: campionato e coppa. Nel campionato vince il più forte. La coppa si gioca su una partita. Quando perdi una partita di campionato puoi vincere comunque, la coppa perdi e sei eliminato”.

L’ultima Champions italiana vinta dall’Inter nel 2010.
“Quando ero presidente c’erano tre squadre italiane semifinaliste. Il campionato italiano lo vedo in tv ma una partita di coppa è una partita di coppa. Guarda l’Atalanta: poteva vincere contro il PSG in una partita ma al 91′ è cambiato tutto. La Coppa di Francia per esempio è una competizione aperta a tutti, tutti hanno il diritto di partecipare e tutti di vincere. Questa è la mia filosofia, è un po’ complicato nel 2020 ma deve essere la forza di tutti i presidenti di calcio”.

Pirlo alla Juventus.
“Cosa chiediamo a Pirlo? Io chiederei di vincere le gare. Lui era buono sul campo, Agnelli ha capito chi era buono in campo e gli si chiede di vincere le gare. E non ha bisogno di avere diplomi o 20 anni di professionalità di Coverciano per vincere la gara”.

Quando sei andato sulla panchina della Francia.
“Sono andato. Mi hanno chiesto di passare i diplomi perchè dovevo essere come gli altri allenatori. Ho passato il primo diploma ma poi ho smesso di allenare. Agli allenatori chiediamo di vincere le partite. Io non volevo essere allenatore. Sono stato selezionatore, ct”.

Allenatore più importante dei giocatori?
“Che peccato. Sono grandi personaggi e grandi allenatore ma se non hanno i grandi giocatori non vincono. L’allenatore è uno psicologo ma se non hai Messi, Ronaldo, Mbappé, Neymar non è facile vincere. Sono i grandi giocatori a fare i grandi allenatori”.

E’ facile gestire Ronaldo?
“Non lo so. Uno che ti fa 30 gol all’anno lascialo giocare come vuole lui. Per quello che dico che l’allenatore è uno psicologo”.

L’ultima rivoluzione del calcio? Guardiola?
“Quello che ha fatto lui…Quando ho visto il primo tempo contro il Santos di Neymar che vinceva per 3-0 mi sono alzato e ho applaudito. Come per l’Ajax di Cruijff”.

Chi è il migliore della tua generazione?
“Ogni generazione ha avuto i suoi migliori giocatori di tutti i tempi”.

Tu hai mai fatto la formazione alla Juve?
“Mai. Neanche nella nazionale francese. A Trapattoni dicevo di attaccare di più (ride ndr). Era un altro gioco”.

Non ti annoia il gioco di oggi?
“Non interessa. Guardo il giocatore. Chi vince vince e chi perde perde. Ho visto tante partite e alla fine vince sempre uno. Il calciatore rimane qualcosa di importante per me”.

Tu hai accettato le decisioni dell’allenatore sui ruoli?
“Sì. Puoi discutere le decisioni. Non siamo soli in una squadra. Un allenatore deve gestire il gruppo”.

La vicenda Messi?
“Messi rappresenta il Barcellona ma dopo un certo momento può essere che abbia voglia di vedere qualcos’altro. Penso sia una questione di denaro. Capisco che dopo un tot vuoi partire ma allora firmi un anno di meno di contratto. In Francia nel 1972 abbiamo fatto sciopero per la libertà del contratto. In Francia c’era già la legge Bosman, in Italia no”.

Messi e Ronaldo sono davvero i più grandi di sempre?
“E’ difficile fare il paragone. Loro due hanno fatto grande il calcio degli anni 2000. Hanno fatto gol e vinto tanto. Sono due personaggi diversi fisicamente. Non li conosco, parlo tecnicamente”.

Dall’esterno chi ti piace di più?
“Sono stati fantastici tutti e due. Non sono uguali. E’ complicato dirlo”.

Cosa è cambiato rispetto al gioco di ieri ora?
“E’ meno cattivo il gioco di oggi. Non ho mai visto Messi e Ronaldo in ospedale. Mentre quelli del passato lo hanno fatto. Oggi i calciatori sono più protetti: quello che abbiamo deciso dopo i Mondiali del 1990 ha aiutato il calcio. Oggi la tv protegge il calciatore, prima non c’era”.

Ibrahimovic a 38 anni corre più di un ventenne.
“Non ha mai sofferto di tutti quegli infortuni. Poi magari sono molto più preparati fisicamente. Noi arrivavamo a 17, 18 o 20 anni in un club venendo dalla strada. Tutto è fatto nel club affinché durino”.

Come mai ti sei ritirato a 32 anni?
“Perchè non c’era più la benzina. Fisicamente sono rimasto un anno infortunato, dall’86 all’87, poi dopo quanto successo all’Heysel mi ha fatto male”.

Ora ti avrebbero chiesto di andare a giocare in Cina?
“Può darsi”.

Ci andresti?
“Una cosa di cui sono rimasto deluso è che il campionato in America si è fermato negli anni ’80. Mi sarebbe piaciuto andarci”.

Alla Juve c’è stata un’amicizia forte.
“Non erano solo grandi calciatori ma belle persone. Abbiamo vissuto bei ricordi. Sono persone piacevoli che provano ad aiutarti e siamo rimasti in contatto. Ho il numero telefonico di tutti. Questa è la vita”.

Nei primi mesi hai avuto problemi di ambientamento.
“Avevo la pubalgia”.

Poi siete esplosi.
“Peccato aver perso la finale con l’Amburgo, sennò ne avremo vinte tre di seguito”.

Chi era più deluso dalla finale di Atene?
“L’Avvocato”.

Chi ti ha deluso nel mondo del calcio?
“Nel mondo del calcio pochissimi mi hanno deluso. Nel mondo politico del calcio pochissimi mi sono rimasti amici e tantissimi mi hanno deluso. Quando sei in campo tutti vai verso lo stesso traguardo, in politica no. Noi giocatori non siamo preparati a vedere un mondo differente se vogliamo entrare in politico”.

Ti senti un po’ italiano?
“Mi sento un po’ italiano. Sono francese al 100%, ho il desiderio di visitare di più il paese dei miei antenati. Devo andare più in Italia a vedere questo paese”.

Oggi nel calcio di squadre corte e attacco degli spazi, Platini cosa farebbe?
“Non lo so. Non so nemmeno se sarei stato un giocatore di calcio. Perchè ho vissuto nel mondo del calcio della famiglia, della strada, degli amici, del piccolo club. Di una filosofia del calcio dove ci si divertiva. Oggi può darsi che a 10 anni un club viene e mi dice che devo andare in un centro sportivo. Sono arrivato in un momento dove la mia libertà era buona per fare quello che volevo fare. Non so se i ragazzi di 12 anni ora si divertono a giocare a calcio dentro uno spazio dedicato”.

Il numero 10 come eri tu non esiste?
“Quello sono gli allenatori ad averlo fatto. Pirlo è stato un numero 10 arretrato nella posizione. Se prendi le migliori dieci squadre europee sono tutti giocatori forti. Il Bayern ha fatto una grande cosa. Ha battuto il Barcellona 8-2 e poi fatto un altro gioco per battere il PSG in finale. Complimenti. Lì è importante l’allenatore”.

La Nazionale francese.
“Ha tanti grandi giocatori. Tanti giovani. Il calcio francese ha un vivaio eccezionale. C’è un lavoro bellissimo dietro della Federcalcio con stelle come Mbappé fantastiche”.

Non a caso ha vinto il Mondiale.
“Non è mai un caso vincere un Mondiale. Sono i grandi calciatori che ti fanno vincere un Mondiale”.

L’Italia di Mancini?
“Vincere in Olanda è mica da ridere”.

Più bella la partita oggi rispetto a quella dei tuoi tempi?
“I calciatori sono più preparati, il gioco di oggi è bellissimo”.

Il Mondiale del Qatar del 2022?
“L’ho votato. Per me era molto importante che il mondo arabo avesse la Coppa del Mondo. Come la stessa Russia. Per me era normale”.

Andrai a vedere i Mondiali in Qatar?
“Non lo so. La FIFA mi ha vietato di andare in Russia. Putin mi voleva invitare”.

Che farai da grande?
“Vediamo le opportunità. Non mi precludo niente. Vedremo le cose come andranno ma prima ho detto che c’è una battaglia contro l’ingiustizia e quando questa ingiustizia sarà finita, speriamo presto, vedremo cosa farò”.

 

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