Era l’unico che aveva cercato di buttarla dentro, l’unico che ci aveva provato e che in fondo ci era andato davvero vicino. Eppure, quella rasoiata rimbalzata sul palo interno, culminata in un quasi gol, non gli è servita ad evitare un brutto post partita. Lui – Marek Hamsik – si è ritrovato al centro di una scena già vista qui a Napoli in un passato più o meno recente: erano in tre in sella a uno scooter Honda Sh, senza casco e con il volto travisato, lo hanno minacciato puntandogli una pistola e gli hanno strappato l’orologio. È andata più o meno così.
Si sono affiancati alla Bmw guidata da Hamsik e hanno puntato all’orologio. Uno dei tre impugnava una pistola che è servita a sfondare il finestrino dell’auto e che è finita alla tempia del calciatore. Pochi secondi carichi di tensione, azione da professionisti: gli hanno strappato l’orologio – un Rolex di oro bianco, valore 25mila euro – e sono schizzati via. Hanno urlato in napoletano qualche bestemmia incomprensibile per lo slovacco, un bottino facile facile. Colpo fulmineo, un’azione violenta che corrisponde a una sorta di beffa per l’unico calciatore che nel grigiore del San Paolo era andato vicinissimo al gol. Una beffa per «Marekiaro». È accaduto in via Chinthia, a pochi metri dall’imbocco della tangenziale, lasciando ammutolito il giocatore del Napoli che non ha potuto far altro che continuare la marcia.
Sulla strada ha poi raggiunto una pattuglia della polizia stradale e ha sporto denuncia, prima di raggiungere l’aeroporto di Capodichino a bordo di un’altra auto e incontrare la moglie Martina, un anno fa vittima di uno scippo nonostante fosse incinta all’ottavo mese. Brutta pagina nel dopo partita, si muove la Digos del primo dirigente Filippo Bonfiglio. In Procura, materia destinata alle indagini del pool guidato dall’aggiunto Gianni Melillo, che coordina la sezione reati predatori.
Nei prossimi giorni, il calciatore sarà chiamato di nuovo in Questura per firmare un verbale più approfondito, si attendono particolari. Via Cinthia, ore 17,30, cosa è accaduto? Aggressione violenta, simile a tanti altri colpi, se non fosse per la popolarità della vittima: gli scippatori hanno agito sapendo che in quell’auto non c’era un automobilista qualunque, non fosse altro perché lo scippo è durato alcuni istanti, il tempo necessario per vincere una resistenza istintiva, al termine di una sorta di tira e molla con il malcapitato Hamsik. Particolare non secondario, inoltre, sta nella mise del calciatore: Hamsik non aveva un berretto, aveva così la inconfondibile cresta in bella mostra, quanto basta a renderlo facilmente riconoscibile. Quindi: lo hanno aggredito senza farsi impressionare dalla circostanza, neanche dalle conseguenze di un colpo destinato a finire in prima pagina e a tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica. Tutt’altro. Non si sono fermati dinanzi a uno dei calciatori più popolari a Napoli negli ultimi anni – in questo periodo secondo solo a Cavani – e hanno portato a termine la propria missione. Poi sono scappati, potendo contare sul traffico delle migliaia di auto che si allontanavano, del caos del dopo partita. Inevitabile una domanda: perché negli ultimi anni anche i calciatori sono finiti nel mirino degli scippatori? Perché è saltato l’equilibrio che sconsigliava raid di questo tipo contro i vip del calcio cittadino? Cosa accade dentro e fuori il San Paolo? Indagine sul crimine locale, screening sulle immagini raccolte dalle telecamere in zona, l’obiettivo è capire chi aveva interesse a colpire l’unico calciatore andato vicino al gol della vittoria nel giorno del mancato avvicinamento alla Juventus.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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