Caro Prandelli, ti scrivo. Sì, la chiave di una lettura scorsa via con grande chiarezza sin dalla prima pagina, nella notte di Napoli-Juve, è propria questa: Jorge Luiz Frello detto Jorginho ha scritto al ct. una lettera piena di notizie interessanti in futura prospettiva-Nazionale, tra l’altro al cospetto di uno straordinario interprete della regia, Andrea Pirlo. Il campione (ieri in ombra), il virtuoso, il raffinato del ruolo di cui, a detta di molti signori del calcio, il giovanotto brasiliano potrebbe raccogliere il testimone. Si vedrà. Ieri, tanto per cominciare, ha raccolto tre punti. E la vittoria più bella da quando il suo mondo è tinto d’azzurro.
LA PERSONALITA’ – E allora, il maestro e l’allievo. Perché «m’ispiro a Pirlo», disse Jorginho nel suo primo giorno da giocatore del Napoli. Niente male come modello. E ottimo è anche il piglio sciorinato sin dai primi minuti dall’uomo venuto da Santa Catarina: nel vivo del gioco, della manovra tutta tiqui-taca indotta più che altro dalla chiusura sistematica degli spazi eseguita a perfezione, almeno nel primo tempo, da tutti gli uomini in bianco e nero. Lui, comunque, ci prova: i compagni lo cercano e Jorge si propone, va a prendersi il pallone, s’incarica di avviare l’azione e, soprattutto, lotta. Sconti a nessuno. L’impatto sulla partita è davvero di personalità: neanche un cliente come Pogba lo spaventa.
SEMI REFRAIN – Comincia decisamente peggio, invece, la serata di Pirlo: la direzione dell’orchestra è sua, come sempre, ma nel primo tempo l’unico dato rilevante che lo riguarda è un passaggio orizzontale sbagliato sulla trequarti che Insigne intercetta e trasforma in contropiede. Incredibile. Un cioccolatino avariato sfuggito al controllo di qualità: capita, per carità, ma trattandosi di Pirlo, cioè un fuoriclasse, fa davvero strano. Fatto sta che, in quell’episodio, c’è tutto il primo tempo del regista e della Juve: decisamente da rivedere. Come già vista è la marcatura che Rafa gli riserva: a guardalo a vista è Hamsik. Come accadeva con Mazzarri. O giù di lì: un controllo a zona e non a uomo, però pur sempre una guardia. Un semi refrain, diciamo così.
I DUE VOLTI – La storia, comunque, si ripete anche in avvio di ripresa, tant’è che a Pirlo la prima giocata in verticale riesce dopo una ripartenza sfumata: lo spazio vitale, per lui, è davvero ristretto. Molto più bella, invece, è la vita sull’altro versante: vivace a dire poco, Jorginho, nonché tranquillo di pensare e agire – sempre a un tocco – per la maggiore libertà di cui riesce a godere anche per bravura sua. Il duello con Pogba – e poi con Marchisio – non lo impensierisce più di tanto, considerando la serata del francese, e oltretutto il suo moto è costante: i compagni lo pescano quasi sempre smarcato e il brasiliano non si fa pregare. Dall’altro lato, nel frattempo, Pirlo continua a sbagliare: gli intercetti beccati tipo quarterback del football passano a due. E a un certo punto potrebbero anche diventare tre. Per la sua classe, ahilui, non passano inosservati.
L’IMMAGINE – Il finale è un crescendo. E il destino fa anche a tempo a regalare il primo, vero incontro-scontro tra i due signori sotto i riflettori. Un incrocio che sintetizza la partita intera e che si erge a immagine-simbolo della notte del San Paolo: è l’86’ quando, nel cerchio di centrocampo, il loro regno, Jorginho e Pirlo entrano in collisione. Contrasto, piedi e gambe, nerbo, grinta e via: la spunta il giocatore del Napoli. Che porta a casa anche il fallo: a terra ci va lui, l’allievo. Ma ad andare al tappeto è il maestro. K.o. tecnico.
Fonte: Corriere dello sport
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