Andrea Pirlo concede un’intervista esclusiva al Daily Mail raccontando del famoso rigore a cucchiaio a Euro 2012 contro l’Inghilterra: “Non ho voluto emulare Totti a Euro 2000.Lui sapeva già che l’avrebbe calciato così, lo aveva detto a Maldini. Io decisi all’ultimo minuto, quando vidi Hart fare ogni cosa sulla sua linea. Quando presi la rincorsa ancora non avevo deciso, poi si è mosso e la mia mente si è attivata”.
Sulla sua carriera in Nazionale: “Dopo i Mondiali mi ritirerò dal calcio internazionale. Prima di quel momento nessuno deve permettersi di dirmi di fermarmi. Fare parte di una squadra che appartiene a tutti mi fa sentire bene. Spesso è meglio del sesso: dura di più e se finisce male non può essere solo colpa tua. Prendete Cassano, ha detto di essere stato a letto con 700 donne ma non è stato più chiamato dall’Italia. Può essere felice? Io non lo sarei”.
Sull’esperienza all’Inter: “Durante la prima stagione con Simoni giocavo spesso. Poi arrivò Lucescu, che preferiva i giocatori più vecchi. Castellini pensava fossi ok mentre Hodgson sbagliava a pronunciare il mio nome, chiamandomi “pirla”, forse conoscendo meglio di altri allenatori la mia natura. Ricordo l’anno in cui cambiammo 4 allenatori in un anno. Mi svegliavo la mattina e non sapevo che allenatore potevo ritrovarmi”.
Sulla finale d Istanbul col Milan: “Ho pensato di ritirarmi dopo quella partita, niente aveva più senso. La colpa per molti era dovuta alle mosse da ballerina di Dudek durante i rigori ma col tempo ci rendemmo conto che avevamo da biasimare soltanto noi stessi. Cosa successe quella sera non lo so, l’unica cosa certa è che abbiamo reso possibile l’impossibile: un suicidio di massa. Eravamo distrutti, ma il peggio sarebbe arrivato dopo: insonnia, depressione, rabbia, senso di vuoto. Avevamo inventato una nuova malattia con sintomi multipli: la sindrome di Istanbul. Non mi sentivo più un giocatore e nemmeno un uomo: non osavo guardarmi allo specchio per paura che la mia immagine riflessa sputasse su di me. L’unica soluzione era ritirarsi. Dolorosamente e lentamente le cose sono migliorate durante le vacanze, anche se la ferita non si è mai rimarginata del tutto. Non potrò rivedere mai più quella partita”.
Sul passaggio sfumato al Chelsea: “Era il 2009 e Carlo Ancelotti era appena arrivato a Londra. Mi voleva a tutti i costi e io avevo accettato. Ma allo stesso tempo Berlusconi mi disse: “Resta, abbiamo appena preso Huntelaar. E poi, Andrea, è appena andato via Kakà e non puoi andare via anche tu. Sei il simbolo del Milan e se vai via anche tu sarebbe un enorme danno di immagine”. Ancelotti mi volle a tutti i costi ma il costo fu insormontabile. In più il Milan voleva nella trattativa Ivanovic e il Chelsea non aveva intenzione di privarsene. Dissi a Berlusconi che il mio contratto col Milan stava scadendo e che il Chelsea mi avrebbe offerto un quadriennale. “E qual è il problema? E’ possibile ottenere lo stesso con Galliani” mi rispose. Come sapete, qualche anno dopo sono finito alla Juventus”.
Tuttomercatoweb
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