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Pipita d’oro, lampo Champions e Napoli sogna

Goal di Higuaìn in avvio, il Napoli batte la Lazio ed è terzo

Una fisarmonica, tutti dietro e poi via in avanti, con un soffio solo. Questo è il Napoli di Benitez e così ha vinto uno dei primi spareggi per il terzo posto. Gli è bastato un gol di Gonzalo Higuain, il più spietato dei centravanti, per battere la Lazio, che non era stata fortunata in settimana (alla fine gli assenti erano 10, di cui 5 sicuri titolari e un paio quasi indispensabili) e non lo è stata nemmeno in partita, vista la traversa colpita da Parolo e il gol divorato da Cavanda. Ma se una squadra ha un possesso palla che sfiora il 70 per cento (66,3, per l’esattezza) e non riesce a tradurre in un golletto tutto quel lavorìo significa che qualcosa non ha funzionato.
IL DOPPIO DI TUTTO. Pioli ci ha provato in una maniera strana, puntando nella ripresa sul doppio centravanti (Djordjevic più Klose) dopo che, nel primo tempo, aveva schierato il doppio regista (Ledesma più Biglia). L’idea iniziale, quella di Ledesma accanto a Biglia (anche se l’italo-argentino giocava davanti alla difesa e più dietro dell’argentino), non ha convinto. Era la prima volta che stavano insieme e solo Ledesma faceva gioco, mentre Biglia è rimasto emarginato. Va detto che nella ripresa, quando è uscito Ledesma perché era stato ammonito nel primo tempo, pur tornando unico regista Biglia non è riuscito a incidere nella manovra, per poco ordine e soprattutto per scarsa forza atletica. Morale: più che tattico, forse era un problema di rendimento. Dal doppio regista al doppio centravanti, con Klose entrato al posto di Ledesma e affiancato a Djordjevic e Lazio schierata col 4-2-4 ma per il tedesco l’effetto-Coppa Italia era già svanito.

IL CONTROLLO DI RAFA. Alla Lazio è mancata la qualità assoluta di Felipe Anderson, però nella manovra è mancato soprattutto Mauri, un riferimento alle spalle di una (poi raddoppiata) punta. Pioli cercava gli attacchi dall’esterno, con Candreva e col giovane Keita, ma Benitez ha riempito le due fasce con Maggio-Callejon a destra e Strinic-Mertens a sinistra e per le due ali laziali è stato difficile trovare spazio, soprattutto per Keita che non ha mai fatto valere lo spunto micidiale del campionato scorso. Senza Mauri, doveva essere Biglia a dare il tocco finale, invece la Lazio lì si è persa.

LE RIPARTENZE. La fisarmonica del Napoli ha iniziato presto a suonare. Pioli si era raccomandato sulla precisione dei passaggi in uscita (anche per questo all’inizio c’era Ledesma e non Onazi) e Radu lo ha ascoltato così bene che la prima occasione al Napoli l’ha offerta lui con un passaggio sbagliato vicino alla propria area. Con la prima vera ripartenza, la squadra di Benitez ha segnato. Biglia è arrivato in ritardo su una palla che Mertens ha rovesciato in un attimo verso Higuain: il primo controllo dell’argentino ha mandato fuori giri Radu, che si è perso anche nel momento della chiusura; il tiro dell’argentino era potente, ma indirizzato sul primo palo coperto male da Berisha che si è inchinato, in senso fisico, di fronte alla botta del Pipita.

COME L’AVEVA PREPARATA. Da quel momento, era il 18’, la partita si è sviluppata come Benitez l’aveva pensata e studiata: palla a voi, contropiede a noi. In due occasioni la Lazio è stata sul punto di pareggiare, prima con un colpo di testa di Parolo (traversa), poi con una conclusione di…suola di Cavanda a due passi da Rafael, non un tiro ma un passaggio al portiere. Con l’uscita di Ledesma, nella ripresa la Lazio ha continuato a tenere palla, ma a un ritmo così basso che il Napoli poteva difendersi senza affanni, grazie anche alla sicurezza di Albiol, un muro davanti a Djordjevic e Klose. E ogni volta che ripartiva, erano paure per Berisha. La Lazio ha concluso il doppio del Napoli, però senza trovare una soluzione. L’imprecisione era la sua costante: troppi errori in uscita, troppi tiri spediti fuori. 

I RIFLESSI. Per la Pioli è un colpo duro. E’ la prima sconfitta dopo 6 risultati positivi, ma soprattutto vale il sorpasso del Napoli che si è ripreso il terzo posto anche se insieme alla Sampdoria. Per Rafa è l’esatto opposto, ovviamente. Se davvero Higuain vuole la Champions per restare, non si può dire che non stia facendo di tutto per giocare anche il prossimo anno nel Napoli.

Fonte: Il Corriere dello Sport
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