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Pioli è la prima scelta di De Laurentiis per il dopo Mazzarri

Il tecnico del Bologna tatticamente riesce sempre ad imballare il gioco avversario

Cinque indizi su sei fanno una prova: altrochè. E rileggendo ciò ch’è stato, andando a scovare a ritroso nei precedenti, rivedendo (mentalmente) le scene più fresche del passato, avvertendo le bruciature più sensibili subite, notando certe sfide altrui, Stefano Pioli è spuntato fuori dal san Paolo e dal Bentegodi e dal Dall’Ara, dai suoi «capolavori» utili per ricamargli addosso l’etichetta di anti-Mazzarri per eccellenza: perché i numeri avranno un’anima o forse no, ma chi se ne frega, però le statistiche e la memoria qualcosa suggeriscono. Pioli: quello di Napoli 1, Chievo 3, un mercoledì d’una serata «sciccosa»; e anche quello di Chievo 2, Napoli 0, un’altra infrasettimanale, un’altra genialata, stavolta con la difesa a tre – a specchio – i due esterni che si abbassano e gli interni che vanno addosso ai portatori di palla. Stefano Pioli, certo: proprio quello dell’1-1 a Fuorigrotta; poi del 2-0 a Bologna, onestamente (ed economicamente) più fatale di Verona, perché a due giornate dalla fine costò la Champions.

IL DOUBLE – Il signor Pioli, che quest’anno in tre giorni (settantadue ore esatte) prima con i titolari è stato capace di un 2-3 rocambolesco, con il gol della vita di Kone che modifica l’inerzia della gara a qualche giro di lancetta dalla fine e Portanova che completa il blitz, e poi – ancora il mercoledì – con le riserve, va sotto d’un gol di Cavani ma si prende la qualificazione in coppa Italia. Pioli Stefano ha le phisique du role, gli viene riconosciuto, ha la conoscenza anche diretta dei caldi ambienti meridionali (avendo cominciato nella Salernitana, dove lo volle Carmine Longo); ha una preparazione indiscutibile e s’è fatto da calciatore tra la Juventus e la Fiorentina, dunque lo status non gli manca. Pioli Stefano sembra – per certi versi e senza offesa, sia chiaro – la protesi tattica di Walter Mazzarri: perché si concede in maniera maniacale a studiare gli avversari, a coglierne le disfunzioni ed a sottolinearne le qualità dominanti sulle quali concentrare le proprie attenzioni. E comunque si può fare la partita sul «nemico» però senza mai negare a se stesso il diritto-dovere di provarci, attraverso l’uso di un trequartista che nelle sue squadre c’è sempre stato (per restare nei paraggi dell’ultimo biennio: oggi Diamanti, ma a Verona Bogliacino) e due attaccanti che si «sposino» alla perfezione. Post Scriptum: Pioli Stefano, nel caso in cui…..
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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