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Pioli: «Basta parlare di salvezza; avrei preferito tenere Taider. Partite impossibili? Non esistono»

Si è stancato di parlare di salvezza. « Mi sono stancato di parlare di salvezza». Che solfa, che noia. « Voglio giocare per vincere». Stefano Pioli accelera. Brum, brum. A sorpresa, anzichèno. Il Bologna lo segue, vedremo con quanta convinzione. Comincia stasera il 6° campionato consecutivo in serie A per il Bologna. Era il 2008 quando, fresco di promozione, il Bologna di Arrigoni si presentò al cospetto del Milan e sbancò San Siro. In sei anni sono cambiati sette tecnici (Arrigoni, Papadopulo, Mihajlovic, Colomba, Malesani, Bisoli e buon ultimo Pioli) e quasi altrettanti (6) presidenti (Cazzola, Menarini, Porcedda, Pavignani, Zanetti e Guaraldi). Nel mezzo, si è rischiato pure il fallimento. Il Bologna 2013-14 è una squadra sulla carta più debole di quella dell’anno scorso, potenzialmente con meno gol in canna e con meno dinamismo in mezzo al campo; una squadra che aspetta dal mercato segnali positivi e che – ieri come oggi – si affida al santo patrono dei trequartisti rossoblù, Diamanti.

PRONTI, VIA: NAPOLI – Subito di fronte al Napoli di Higuain, Hamsik, Insigne e via cantando. « Non esiste la partita impossibile», azzarda Pioli. Giusto: l’ha dimostrato l’anno scorso, due vittorie su due al San Paolo, campionato e Coppa nel giro di quattro giorni, era dicembre. « Ma il passato è già stato, a me interessa il futuro». Resta il fatto che Pioli al San Paolo in campionato non ha mai perso. Due vittorie (con Bologna e Chievo), un pareggio (Bologna). « Una volta però in Coppa Italia col Parma ho perso…», esorcizza il tecnico. 

ADRENALINA – Pioli si presenta a Napoli con un Bologna azzoppato dalla recente partenza di Taider (per tutta l’estate ha pensato ad una squadra con Taider), senza i due centrali difensivi titolari (Sørensen e Cherubin sono infortunati). « Sulla cessione di Taider credo di essere stato chiaro. Entrava moltissimo (notare il superlativo assoluto, ndr) nella mia testa e nei miei piani. (Parentesi: di conseguenza ci è rimasto malissimo quando l’hanno venduto, ndr). La società aveva il bisogno di soddisfare una necessità. Certo, Taider è un giocatore che avrei voluto allenare, non per tutta la vita, chiaro, sapevo che prima o poi sarebbe andato in una grande squadra…».

Fonte: Il Corriere dello Sport

La Redazione

M.V.

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