Da Batman a Superman. Storie di portieri e d’una stessa squadra: il Napoli, che in fatto di numeri uno ha tradizione lunga e prestigiosa. Pino Batman-Taglialatela, l’erede negli anni Novanta di Garella e di Giuliani vincitori di storici scudetti. Taglialatela detto “Batman”, si disegnava da solo le magliette. Era il suo hobby assieme a quello di far impazzire gli specialisti del calcio di rigore. In carriera ne ha parati 11 su 27. Tanti. Una media altissima. Ancora oggi la più alta della A.
Ma come faceva signor Batman?
«Studiavo i rigoristi. Cercavo di scoprirne ogni segreto. Quel record mi inorgoglisce ancora, eppure potevo fare meglio. Colpa di Detari e Policano, i quali, nel mio primo anno napoletano, mi fecero gol a Bologna e a Torino. Senza quei due rigori sarei arrivato al 50 per cento. Una media impensabile, pazzesca».
In una classifica ideale dei portieri azzurri d’ogni tempo Taglialatela a che posto metterebbe Batman?
«Ci sto. Però senza andare troppo indietro. Escludendo, cioè, Cavanna, Casari, Sentimenti II° e Bugatti che sono stati grandissimi, ma che non posso giudicare».
Va bene. Andiamo con la classifica moderna.
«Al primo posto Zoff. Al secondo Castellini, il mio idolo, e al terzo, senza presunzione, ci metterei Taglialatela».
Il vecchio Batman prima ancora di quelli che hanno vinto gli scudetti?
«Sì. E c’è una ragione. Su quel podio ci sono portieri, me compreso, che seppure in epoche diverse sono stati idoli del tifo. Hanno rappresentato la squadra, ne hanno interpretato i sentimenti. Magari anche vincendo poco o niente».
Tornando ai giorni nostri: che cosa pensa di Superman-De Sanctis? Anche lui per i tifosi sta diventando un supereroe. Non teme possa insidiare quel suo terzo posto?
«Gli auguro di buttarmi giù dal podio. Anzi, penso che a quel terzo posto già possiamo starci assieme. Perché ha straordinarie qualità e perché la gente lo riconosce protagonista al pari di Lavezzi e Cavani, di Cannavaro e Hamsik. De Sanctis sta continuando in modo straordinario ciò che ha iniziato a costruire Iezzo, un altro portiere al quale il Napoli di oggi pure deve molto».
Ma in Italia oggi chi è il numero uno?
«S’aspetta che dica Buffon? Per carità, lui è un grande, un grandissimo, ma per me il miglior portiere e quello che con le sue parate incide di più sui risultati».
Quindi?
«Quindi, per rendimento, per continuità, per qualità, in questo momento per me il migliore in Italia è proprio lui: De Sanctis».
Detti la classifica, prego.
«Primo De Sanctis, poi Handanovic, quindi Marchetti che è il portiere del futuro, poi Buffon e Abbiati».
E qual è il pregio, la qualità migliore di De Sanctis?
«La sicurezza che riesce a dare alla squadra. I compagni sanno che se proprio va male, poi, nove su dieci, c’è lui che rimedia. E quando una squadra pensa questo vuol dire che il portiere è veramente un grande».
Lei insegna ai giovani a parare. Per loro De Sanctis può essere un modello?
«Per determinazione, carattere, severità nel lavoro sicuramente sì. Come tecnica, invece, non completamente. Perché? Perché ha raggiunto un tale livello di qualità e convinzione in quel che fa che spesso ha un modo personale, particolare di parare. Ad esempio, nell’uno contro uno è straordinario, ma le sue uscite alla kamikaze sono spesso il contrario di quello che si insegna».
A proposito di giovani portieri, in famiglia ce n’è uno che sta crescendo bene?
«Sì, Luca, mio figlio. Gioca ad Ischia, con l’Aenaria. A 15 anni ha esordito in Promozione. Ora ne ha 16, sta imparando e a fine stagione dovrà prendere la prima decisione importante della vita sua. Ci sono infatti alcuni club importanti che già l’hanno richiesto».
Sarà lui in vero erede di Batman? Per ora è ancora Robin
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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