Abbiamo intervistato in esclusiva Giuseppe Taglialatela, cresciuto nelle giovanili del Napoli e poi diventatone portiere in diversi periodi: 1986-’88, 1990-’91, 1993-’99. Attualmente si occupa di eventi, d’immagine e di pubblicità collaborando con un amico e soprattutto del settore giovanile dell’Aenaria, società della sua isola natia Ischia, dove cerca con la sua esperienza e i suoi contatti di far approdare i giovani nel calcio che conta. L’unico ostacolo per il Napoli, oltre all’Inter, per arrivare secondo è il rischio che abbia usato già tutte le energie e non gliene rimangano a sufficienza per affrontare lo sprint finale. Mazzarri ha dato alla squadra una mentalità vincente e valorizzato giocatori che fino a qualche anno fa non avevano tantissimo credito a livello di calcio nazionale. Cavani è un gran finalizzatore, ma l’arma in più di questo Napoli è Lavezzi. Al Napoli per raggiungere lo scudetto ci vogliono tempo, organizzazione e soprattutto investimenti. Il figlio quindicenne di Taglialatela sta seguendo le orme del padre ed è già una giovane promessa del calcio italiano. I portieri italiani sono i migliori al mondo, in questo campionato, rispetto a quelli passati, la maggior parte delle società di serie A ha puntato su portieri nostrani.
Su trentaquattro gare il Napoli ne ha vinte venti, esattamente come l’Inter che lo sopravanza di un punto, già solo questo dato basterebbe per indicare quanto sia stata di livello questa stagione. Quanto è alta per il Napoli la possibilità di arrivare secondi dietro al Milan?
“Una buonissima possibilità, anche se nelle ultime due partite il Napoli non ha brillato come nelle precedenti. Diciamo che questa sera contro il Genoa avremo la prova se il Napoli è ritornato grande come lo era stato fino a qualche domenica fa. Il nostro timore è quello che il Napoli fondamentalmente abbia speso tantissimo a livello fisico e non riesca più a produrre lo sprint finale nel senso che dopo l’incontro con il Genoa, che non è una partita particolarmente impegnativa, affronterà: il Lecce che ha bisogno di punti per salvarsi, l’Inter che vuole arrivare secondo o addirittura giocarsela fino alla fine per lo scudetto, e in ultimo a Torino la Juve che, se anche ai bianconeri non servirà fare punti ai fini della classifica, comunque non vorrà perdere. La partita con il Genoa è da vedere e se il Napoli si confermerà una squadra vincente sicuramente arriverà secondo, un traguardo che ci aspettiamo tutti”.
Quanto ha contato la capacità di Mazzarri nel gestire la squadra in questo campionato?
“Mazzarri, che ha creato questa fantastica armonia fra squadra, società, tifosi e allenatore, ha dato un grandissimo carattere e soprattutto ha fatto crescere giocatori che fino a qualche anno fa non avevano tantissimo credito a livello di calcio nazionale, erano praticamente giocatori normalissimi che per merito di Mazzarri sono diventati buonissimi calciatori. L’allenatore ha dato una mentalità vincente a questa squadra”.
Secondo lei il segreto di questo Napoli è il collettivo o aver trovato uno strepitoso Cavani?
“Sicuramente è il collettivo. Io sono convinto che la mano dell’allenatore Mazzarri si vede in tutto il lavoro che fa la squadra e che poi viene esaltato da Cavani, che è un grande finalizzatore. Però non bisogna dimenticare Lavezzi, che, a mio parere, è l’arma in più di questo Napoli”.
Cosa manca al Napoli per fare quell’ulteriore passo avanti e puntare allo scudetto?
“Ci vuole tempo, organizzazione e soprattutto investimenti. Gli investimenti la società li sta già facendo, ma giustamente con parsimonia, non sprecando danaro, però se si vuole raggiungere l’obiettivo dello scudetto ci vogliono ulteriori investimenti ad altissimo livello come d’altronde fanno Milan e Inter, squadre che stanno vincendo negli ultimi anni in Italia. Gli investimenti devono consistere in acquisti mirati di giocatori, quest’anno la squadra ha fatto dei miracoli con la rosa che c’era. Per vincere lo scudetto ci vogliono a disposizione dell’allenatore quasi due squadre. Giocatori che siano capaci di sostituire i titolari senza farli rimpiangere, in questo campionato se analizziamo le partite perse dal Napoli ci rendiamo conto che le sconfitte erano dovute al fatto che non aveva ricambi all’altezza della situazione”.
Suo figlio sta seguendo le sue orme. Fra qualche anno lo vedremo difendere la porta di qualche grande club di serie A?
“Questo non si può mai dire. Indubbiamente quello che sta facendo – non perché è mio figlio – lo fa bene. Ha quindici anni e se fino a diciotto anni continuerà così, secondo me, vedrete un altro buon portiere della scuola italiana”.
A proposito di buoni portieri una volta l’Italia era la patria dei portieri di livello, ma nelle ultime stagioni – tralasciando Buffon che ha avuto infortuni importanti – anche squadre di prima fascia hanno difficoltà a trovare il grande portiere che, come l’attaccante di razza, fa guadagnare punti
“Per far punti è fondamentale non solo avere grandi attaccanti, ma anche portieri di livello. Quest’anno la tendenza è cambiata rispetto a qualche anno fa quando la maggior parte delle squadre italiane avevano portieri stranieri, adesso in A la maggior parte delle società hanno portieri italiani. Questa è una gioia per me che ho sempre sostenuto che il portiere italiano è il più forte che ci sia la mondo, forse le società hanno ascoltato me e tutti gli altri ex-grandi portieri Zoff, Castellini, Giovanni Galli che sostenevano questo. Speriamo che ce ne siano sempre di più e che le società diano ai nostri ragazzi maggior visibilità, perché se un portiere, dopo esser stato preparato, non ha sbocchi è difficile fargli continuare a fare questo mestiere che già è complesso di per sé”.
Fonte: Tuttomercatoweb
La Redazione
A.F.
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