La maglia azzurra già c’è: ora, per continuare la dinastia, Manuel deve continuare a lavorare tanto, per reggere il peso delle pressioni che porta un cognome da capitano e da pallone d’oro. Perché Cannavaro non è un cognome come gli altri, soprattutto nella Napoli che vive di calcio. Ed il figlio di capitan Paolo sta già studiando. Da Esordiente. Questa la sua categoria nella Scugnizzeria, nel settore giovanile partenopeo che lo sta allevando. Classe 2002, Manuel Cannavaro è il centrocampista centrale della sua formazione: con tanto di esordio già effettuato al San Paolo. Perché nel corso dei vernissage estivi, quando i ragazzi del vivaio giochicchiano prima che seniores entrino in campo, Manuel ha già fatto vedere la sua caratteristica peculiare: un destro potente e preciso. Qualche applauso, inconsapevole, partito dagli spalti e papà a intento a guardare dall’imbocco del tunnel.
Viso dai tratti inconfondibili, Cannavaro jr si allena sul complesso Kennedy, che ospita tutti i baby della cantera. Su questi campi, basta scambiare quattro chiacchiere con chi tutti i giorni segue gli allenamenti per spazzar via quelle nuvole condensate di nepotismo e favoritismi. «Non è con noi perché è il figlio di Paolo Cannavaro, lo merita. Basta vederlo calciare». Una frase che s’innesta nella politica societaria sul settore giovanile. Scelte di qualità. In campo ed in panchina: perché il tecnico per le attività di base, quello delle annate 2001-2002 è Pompilio Cusano, uomo-società da sempre, con un passato anche in Primavera. Manuel Cannavaro sta seguendo lo stesso percorso dei suoi compagni, passando dalla scuola calcio, la Pro Calcio di Posillipo al tesseramento col Napoli solo dopo aver superato i canonici provini. L’inserimento nel gruppo è stato immediato, anche perché Manuel vuol sentirsi solo un ragazzino di dieci anni e non chi ha sulle spalle un macigno da sostenere. Cusano ed il suo staff ne stanno curando la crescita fisica e tattica nel trend voluto dal responsabile del viviaio Francesco Barresi: bisogna partire da età sempre più basse per arrivare a formare giovani da Napoli.
Per Manuel ed i suoi compagni, ci sono anche le prime strigliate da affrontare per la posizione in campo da mantenere, ma anche gli apprezzamenti per quella capacità di toccare il pallone con la stessa facilità sia col destro che col sinistro. C’è bisogno di mettere ancora qualche centimetro, il football moderno pretende, soprattutto da centrocampisti e difensori, una statura importante: il tempo è dalla sua parte, così come lo sono i 185 centimetri paterni. Da soldato semplice a capitano il percorso è lungo e senza certezze. Ma, con un destro così le speranze ci sono tutte.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro