«Basta basta io non ci sto». Gianni Petrucci, presidente del Coni lancia un duro atto di accusa, dopo la sentenza di ieri del Tribunale nazionale di arbitrato per lo sport (Tnas) che si è dichiarato incompetente
sul ricorso della Juventus contro la mancata revoca dello scudetto 2006, tolto al club bianconero e assegnato a tavolino all’Inter dopo Calciopoli.
La società bianconera nei giorni scorsi ha fatto ricorso anche al Tar del Lazio contro la Figc per chiedere un risarcimento «degli ingenti danni», «stimati in diverse centinaia di milioni di euro» che avrebbe subito per i provvedimenti presi nel 2006 e nel 2011: prima l’assegnazione all’Inter dello scudetto 2005/2006, la stagione in cui scoppiò Calciopoli e la Juventus fu retrocessa in serie B, e poi la mancata revoca di quella decisione.
«Il calcio è malato di doping legale. Se va avanti così sarà commissariato dall’opinione pubblica, parlo di una parte del calcio di vertice, parlo di quelli che credono di essere furbi», ha aggiunto il numero uno dello sport italiano.
«Non è vero che chi urla più forte ha ragione. Basta, abbiamo affidato a un gruppo di saggi l’incarico di mettere a punto norme contro l’arroganza di una parte del calcio», ha detto ancora Petrucci. «Che senso ha andare avanti? – ha continuato riferendosi alla Juve. – Fare un passo indietro vuol dire farne due avanti. La Lega è senza presidente da marzo, domani si riunisce. Faccia la sua scelta».
«C’è mancanza di rispetto per le regole e per l’etica, non devono prevalere gli arroganti e i prepotenti. Mi riferisco ad una parte del calcio italiano di vertice perché stiamo assistendo a cose mai viste», ha aggiunto il presidente del Coni.
La richiesta della Juventus non è «materia arbitrabile» ha affermato il Collegio arbitrale, composto dal presidente, Angelo Grieco, e dagli arbitri, Dario Buzzelli e Enrico De Giovanni – e comunque la controversia deve rimanere nell’ambito della giustizia sportiva. Il Collegio ha dichiarato la propria incompetenza circa la controversia tra la Juventus da una parte e Figc e Inter dall’altra, avente come oggetto l’atto del Consiglio federale del 18 luglio scorso. In tale atto, una delibera passata con un voto contrario e due astenuti, si dichiara che non ci sono i presupposti giuridici per la revoca dello scudetto 2006 all’Inter.
«Si tratta di materia che il collegio ritiene non arbitrabile, proprio perchè attinente alla titolarità di poteri e alla competenza del singolo organo ad esercitarla, dunque a posizioni indisponibili in relazione alla loro natura», scrivono nelle 22 pagine del lodo gli arbitri. Ripercorrendo la vicenda, il Collegio arbitrale si sofferma sulla decisione del Consiglio federale: «Secondo la Figc» si trattava di «un difetto di legittimazione, cosicchè non ricorrendo i presupposti per l’attivazione del provvedimento di autotutela, la Federazione “respinge la richiesta di revoca del titolo”. Pertanto il Collegio è chiamato a valutare una lite in cui non sussisterebbe la disponibilità della stessa parte; il che impedisce la piena negoziabilità della lite e quindi l’arbitrabilità della medesima».
Si tratta – sottolineano gli arbitri – «di questioni che attengono a situazioni giuridiche non disponibili, giacchè se veramente la Figc e i suoi organi di gestione sportiva non dispongono di poteri il cui esercizio è richiesto dalla Juventus, non può farne oggetto di disposizione e quindi di arbitrato e di eventuale accordo conciliativo». In sostanza «l’attribuzione e la revoca del titolo di campione d’Italia non sono oggetto di un potere amministrativo, ma conseguono all’applicazione dei regolamenti e dei risultati sul campo e l’eventuale revoca può solo scaturire da una sanzione disciplinare, che non competerebbe al Consiglio federale ma agli organi di giustizia», rilevano gli arbitri.
Il Tnas si era già dichiarato incompetente ad affrontare la questione del presunto danno subito dalla Juventus. Dal canto suo, il presidente della Figc Giancarlo Abete ha affermato che ad essere danneggiata da quanto avvenuto è stata soprattutto la Federazione. «La Federazione – ha spiegato Abete in un’intervista a Sky – è molto serena perché, naturalmente, ritiene di aver svolto i suoi compiti con attenzione e, peraltro, la Federazione post Calciopoli è la prima a essere stata danneggiata da quello che è avvenuto e, come hanno testimoniato le sentenze sportive – fermo restando che siamo al primo grado per quanto riguarda le sentenze penali – ha altri livelli di responsabilità».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro