La maglia a scacchi bianchi e rossi porta all’interno del colletto la scritta “Budi Ponosan”. “Sii orgoglioso”, in lingua croata. Ne ha eccome Ivan Perisic, che domenica sera a San Siro nella sfida tra la sua Croazia e l’Italia si sentiva addosso più sguardi del solito. Quelli dei tifosi del Napoli, magari, che lo hanno conosciuto sin dalla scorsa estate come obiettivo di mercato della squadra di De Laurentiis. Un nome, il suo, tornato di moda in queste settimane, quelle che porteranno alla sessione di gennaio. Perisic si veste d’orgoglio e con la sua Croazia non sfigura al fianco di compagni di squadra come Mandzukic o Modric. Questo incursore di sinistra in grado di far gol e recuperare palloni ha conquistato mesi fa gli osservatori del Napoli, e oggi anche i tifosi partenopei. Bella scoperta, ma Perisic non è mica venuto fuori adesso. L’attaccante di Spalato ha passato la sua vita a cercare l’onda perfetta: tra tanti ruoli e l’ambizione di essere protagonista, sempre.
Pur di giocare si travestiva da camaleonte della trequarti: esterno destro, poi sinistro. Poi fantasista centrale, ma anche incursionista alla ricerca di spazi nei quali buttarsi. Imprevedibilità tattica, anche durante una singola partita. Con un fattore comune che non è mai mancato: la capacità di far gol. A 21 anni i taccuini degli osservatori erano pieni di frecce e parentesi. Difficile ingabbiare quel ragazzotto croato in un ruolo ben definito. Dopo che al Sochaux non era riuscito ad andare più in la della “squadra B” si è messo in evidenza a 21 anni nel Bruges, dove nel 4-3-1-2 di Adrie Koster giocava ovunque tranne in difesa. Tocco vellutato o perentorio, con entrambi i piedi. Padronanza del pallone, intuizioni sotto porta, dribbling e la capacità di saltare l’uomo. Se serve, anche palloni da recuperare a suon di spinte e calcioni. Dalle giovanili dell’Hajduk ha cominciato una scalata che Perisic sogna di finire al Barcellona.
Come Robert Prosinecki (ex trequartista del Real Madrid e del Barcellona, bronzo al Mondiale del 1998), suo idolo e termine di paragone per la stampa croata. Nonostante avesse solo 21 anni il Bruges mise Perisic al centro del progetto: contratto prolungato di anno in anno e quel numero 4 che divenne 44 prima del grande salto in Bundesliga. Intanto con la nazionale Perisic aveva giocato in under 17 e 18 della Croazia, così come ha patecipato alle qualificazioni per l’Europeo under 21 del 2011. L’onda perfetta però non era in Bundesliga: soffrì perché al Borussia Dortmund non era sempre titolare. Il momento non arrivò mai: “Budi Ponosan” per lui significa “giocare”. L’addio senza troppi rimpianti al Klopp e una consacrazione al Wolfsburg che oggi lo pesa quanto 10 milioni di euro. Sognano i tifosi del Napoli: l’onda perfetta, del resto, non può che essere azzurra.
fonte: gianlucadimarzio.com
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