Parma è una seconda casa e un libro di racconti. È l’esordio in A, un figlio con dedica, un fratello, una bella casa e una specialità. Tutte storie belle e intriganti; ricordi indelebili nella mente di Paolo Cannavaro, il capitano del Napoli fatto in casa e poi svezzato proprio a Parma. Un avversario per amico.
LUCARELLI C’ERA – E allora, amarcord. Il nastro si riavvolge fino al 14 maggio 2000, ultima giornata di un campionato conquistato dalla Lazio dopo la sconfitta della Juve sotto il famoso diluvio di Perugia: gli emiliani di Malesani giocano con il Lecce al Tardini, vincono per 3-1 e il tecnico decide di cambiare Fabio con Paolo. Staffetta tra i Cannavaro. Alè. Champagne e due curiosità: in campo c’era anche Cristiano Lucarelli, autore del gol del Lecce, che dunque ha tenuto a battesimo il suo attuale capitano; c’era anche Crespo, anche lui a segno, che ancora oggi è nel Parma pur non essendo stato convocato.
LA SPECIALITA’ –Da quel pomeriggio primaverile sono trascorsi undici anni. Undici anni durante i quali Cannavaro II è diventato uomo, giocatore, capitano della sua squadra del cuore. Quella che l’ha allevato e per la quale ha rinunciato ai soldi e alla serie A pur di tornarci a giocare ai tempi della B: una scommessa a lungo termine ripagatacon gli interessi. La vita è dolce, oggi. Ma dolci sono anche i ricordi di Parma: vita serena, moglie e famiglia. E l’amicizia, vera e profonda con Adrian Mutu: è in onore del romeno, che Paolo e signora (Cristina) hanno deciso di chiamare Adrian uno dei figli. E poi, la specialità: i calci di punizione. Tiratore scelto, all’epoca: servirebbe anche al Napoli.
SCARAMANZIA– Oggi, però,l’emozione troverà appena lo spazio di qualche minuto: il Napoli, il suo Napoli, deve vincere. Deve riprendere la marcia tricolore, pardon italiana, nel senso di campionato.
«Scudetto? Per carità, che significa? Io non parlo mai di certe cose?»,ha sempre ripetuto Cannavaro stuzzicato sull’argomento. E non si tratta di scaramanzia semplice, ma di un vero e proprio programma anti jella seguito con estrema attenzione.
PRANDELLI –Finora è andata bene così. Finora è stato tutto un susseguirsi di grandi prestazioni, braccia alzate, applausi, complimenti e gioie. L’unico cruccio? Beh, ovvio: la Nazionale. Sono ormai anni che Cannavaro junior sfodera partite di assoluto livello. Spessore, qualità, quantità. E poi un crescendo di autorevolezza: le museruole piazzate a Dzeko e Pazzini, Pato e compagni sono ormai gli abituali standard del capitano. Mister 201 presenze e mille risorse. E pensare che Prandelli, il Ct, è stato anche suo allenatore: proprio a Parma.
IL CANE– Un incrocio e un destino, allora. Una serie lunga così. Come le chiacchierate serali via Skype sull’asse Napoli-Dubai insieme con Fabio e l’amico d’infanzia, Angelo Vita. O come le sedute di giochi insieme con i tre figli e il nuovo arrivato di casa Cannavaro: uno splendido pastore tedesco. E così anche lui è entrato nel club degli azzurri amanti dei cani (come Lavezzi e altri colleghi). Che altro? Beh, la normalità: l’amicizia fraterna con Aronica, le vacanze negli Emirati in famiglia, appena possibile, e gli scherzi. Perché il capitano è uomo spogliatoio, oltre che condottiero in campo. Da Parma a Napoli. Dall’esordio alla consacrazione. Un film che andrà in onda ancora oggi. Ennesima replica.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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