Chissà quanti bei pensieri affolleranno la mente di Goran Pandev stasera. Aveva visto giusto l’estate scorsa nell’abbracciare il progetto di De Laurentiis ed abbandonare definitivamente la Pinetina. Non si sbagliava ad accettare l’invito di Mazzarri e lasciare il club neroazzurro anche a costo di ridursi l’ingaggio. Oggi il Napoli è lì, ad un passo dalla qualificazione in Champions League, mentre l’Inter è costretta a contare gli infortunati ed a leccarsi le ferite di un campionato tutto da dimenticare. Aveva visto giusto il macedone. E stasera chissà cosa darebbe per vivere una notte da protagonista. Sarà sicuramente la sua notte. Ma senza acredine, senza livore, senza alcuna sete di rivalsa. Solo per regalare ai suoi nuovi tifosi, quelli del San Paolo, un’altra perla del suo ampio repertorio. Nelle ultime sei gare, infatti, Pandev è andato a bersaglio quattro volte; ha regalato assist al bacio per i compagni; ha spinto il Napoli fino alle soglie del paradiso. E stasera potrebbe completare l’opera mettendo lo zampino in una vittoria che vale un tesoro.
LA GRATITUDINE – Ma Pandev non ha motivo per portare rancore. Anzi si sente riconoscente nei confronti del club che andò a scovarlo in una cittadina ai confini con la Grecia (Strumica) quando aveva appena diciassette anni. E doppiamente grato per averlo accolto dopo mesi di inattività ed il contenzioso vinto con la Lazio. L’Inter allevò Pandev nel proprio settore giovanile (vittoria del Viareggio), lo mandò a giocare a La Spezia in C1 e poi ad Ancona in A prima di cederlo alla Lazio che spinse fino alla Champions con i suoi 11 gol nel 2007. Poi il grande ritorno in neroazzurro a gennaio del 2010. E fu in quella stagione che il macedone arricchì in maniera importante il suo palmares: vittoria della Champions League, dello scudetto, della Coppa Italia. Il famoso triplete. E nello stesso anno contribuì anche al successo nella Supercoppa Italiana e nel Mondiale per club. Come potrebbe mai covare risentimento alcuno un calciatore che ha ricevuto tanto dallo stesso club. E come Pandev potrebbe mai dimenticare il trattamento ricevuto da Moratti durante la trattativa con il Napoli (sette milioni e mezzo per la cessione definitiva). No, il macedone si sente ancora affezionato a quei colori nonostante fosse stato scaricato troppo in fretta. Ma oggi gioca per il Napoli, si è legato con un contratto quinquennale (scadenza 2015) e chissà cosa darebbe per migliorare il suo score che è di sei reti. Cosa darebbe per ritornare in Champions League, la competizione che l’ha visto protagonista prima con la Lazio (5 gol) e poi con l’Inter (autore della rete del tre a due in casa del Bayern che garantì l’accesso ai quarti di finale). Gli dispiacerà infierire sui neroazzurri ma il calcio come la vita è una ruota ed oggi sta girando per il Napoli, l’altra società che ha creduto ciecamente in lui.
LA PRIMAVERA – La primavera di Pandev è coincisa con lo sprint decisivo dei suoi verso la Champions. Appena il macedone s’è messo alle spalle i problemi fisici, il Napoli ha ripreso a correre, a regalare giocate di qualità, a far gol con una media di 2.8 reti a partita. Il capitano della nazionale macedone è nato il 27 luglio del 1983, è nel pieno della maturità tecnica per un attaccante. Sembra meno giovane per via dei pochi capelli e per la lunga militanza nel campionato italiano (284 presenze) ma Pandev grazie a Mazzarri ha ritrovato la via del gol (6 più 6 in campionato) e la gioia di giocare a calcio. Sente di poter dare ancora tanto al Napoli e pregusta il ritorno sulla ribalta europea che lo esalta come non mai. E stasera penserà che se fosse rimasto all’Inter, la sua carriera avrebbe potuto subire un’altra frenata. Ma la scelta di approdare in azzurro si è rivelata azzeccata e per quello ora smania dalla voglia di vivere una notte da protagonista. Una notte da Kung Fu.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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