Vigilia della semifinale di Champions League per la Roma, A presentare la partita dalle colonne del Messaggero ci ha pensato il ds Monchi. L’ex Siviglia ha parlato del lavoro fatto da lui in sede di calciomercato quest’estate e della stagione che ha vissuto e sta vivendo la sua Roma, ecco le sue parole: “Se penso di aver fatto una squadra perfetta, sbaglio, ma anche chi sostiene il contrario sbaglia. Penso che una rosa limitata non arrivi in semifinale di Champions e non lotti per il terzo posto. Detto questo, penso che ogni cosa possa essere migliorata. La squadra non penso sia perfetta, anzi ne sono convinto, ma ha tante virtù e per questo oggi stiamo vivendo un sogno”.
“Come mi pongo nel mio lavoro? Sono un ds un po’ atipico. In un momento difficile in una delle mie prime esperienze da ds entrai nello spogliatoio e feci una cosa che ancora oggi mi chiede se fosse giusta: ho provato a essere un ds più di spogliatoio che di ufficio. Ha funzionato e infatti poi ho continuato così: faccio colazione con i calciatori e con i magazzinieri, sto nel pullman con loro, nello spogliatoio, parlo con loro di politica o di altre cose. Il problema, secondo me, non è la qualità dei calciatori, ma la persona calciatore. Spesso manca la persona per un rendimento ottimo. Se giudico un giocatore prima di comprarlo? Dovrebbe essere così, ma no. Perché magari arriva da un contesto dove si comporta in un modo e poi arriva in un altro dove lui cambia. Prenderei Balotelli? E’ una domanda difficile. Lui e Dzeko sono il giorno e la notte, il giudizio su di lui non si può fare solo sulla persona ma va fatto un ragionamento anche sul suo livello tecnico, che è da giocatore importante. È un profilo che non scarto“.
“Roma in semifinale di Champions League ma lontana dallo Scudetto? Nel calcio 2+2, purtroppo o per fortuna, non fa sempre 4. Credo che abbiamo passato qualche momento negativo e abbiamo avuto anche un po’ di sfortuna. Però ci è servito tutto come esperienza, io e l’allenatore siamo arrivati in una realtà nuova e penso che comunque abbiamo fatto molto bene perché se ad inizio anno mi avessero parlato di trovarmi a quattro giornate dalla fine terzo e in semifinale di Champions League ci avrei messo la firma. C’è comunque da migliorare non so se molto o poco, ma qualcosa da cambiare c’è. Ma dobbiamo guardare avanti e non pensare alla Juventus. Quando abbiamo vinto la prima Europa League a Eindhoven con il Siviglia, abbiamo passato la notte in Olanda. Durante il volo per tornare, ho detto al mio presidente: ‘Ora dobbiamo lavorare, eh!’ E’ facile arrivare in alto, è difficile rimanerci”.
“Quale sarà la Roma del futuro? Oggi per fortuna non possiamo decidere quale sarà la rosa della prossima stagione, perché ci sono tante cose che potrebbero cambiare in una settimana o poco più: potremmo essere eliminati dal Liverpool o arrivare al terzo posto e laurearci campioni d’Europa. Prima di decidere dove vogliamo arrivare, dobbiamo capire l’idea del mister e la disponibilità della società a livello di capacità economica e di brand. Il brand sembra una follia ma fa la differenza”.
“Firmerei per arrivare quinto e vincere la Champions? Se so che alziamo la coppa, sì. Per i tifosi è meglio arrivare in finale, ma per noi è più importante conquistare la qualificazione. Sono due cose differenti: la qualificazione in campionato porta soldi per la prossima stagione, quelli che entrano per il percorso in Champions vanno in questo bilancio”.
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