Cento di questi giorni. Cento di queste partite: è più che altro quanto si augura il Napoli. Morgan De Sanctis direttamente dalla Nazionale. In un sol colpo, un unico respiro, un applauso lungo da Genova a Napoli. Passando per il Sudafrica e per ogni, singola tappa toccata con mani e guanti da uno dei portieri più forti della storia azzurra. Sì, quelli che del ruolo sono virtuosi e che dunque hanno facoltà di parola su una materia delicatissima, dicono che Morgan sia tecnicamente forte come Zoff e Bugatti. Senza classifiche, sia chiaro, ma tant’è. Di certo, il gigante abruzzese ha incantato nelle sue 100 di campionato con il Napoli: 99 di fila sin dal suo arrivo, poi l’influenza e il traguardo tagliato domenica con l’Inter.
LA LETTERA – E allora, direttamente da Marassi, dove ieri sera la Nazionale ha giocato con gli Stati Uniti in amichevole, la lunga passerella di De Sanctis. Che per Mazzarri vale un Cavani, un Lavezzi un Hamsik; un tenore, insomma. Pirata in campo e principe nella vita. Con certe storie che vanno raccontate così come sono: per i meriti sportivi e per l’impegno nel sociale, il portierone s’è aggiudicato il premio intitolato alla memoria di Andrea Fortunato ma, essendo convocato da Prandelli, non ha potuto presenziare alla cerimonia in Campidoglio e così ha spedito una lettera aperta. A cuore aperto.
LA NORMALITA’ – Beh, lui è così. È questo. Uno che non riesce proprio a scrollarsi di dosso la normalità e dunque i valori assorbiti sin dall’infanzia nonostante la fama e il successo. La dolce moglie Giovanna, le bimbe a scuola, la famiglia. Va al cinema o a cena con signora e qualche amico, e poi si spacca di lavoro. La sua unica fede. La sua cultura: impossibile derogare, impossibile, e del resto il fisico e la mente, le stesse di quando faceva parlare mezza Italia con la maglia del Pescara perché era un giovane felino che sbalordiva, sono inossidabili. E chi si ricorda che il 25 marzo compirà 35 anni?
LA CAVALCATA – Lo racconta la sua storia azzurra, del resto: dalla prima esibizione a Palermo, datata 23 agosto 2009, fino a domenica con l’Inter, sono state 100 da grande. Da big. Da idolo. E pensare che una banale influenza gli ha impedito di collezionarle in fila e senza soluzione di continuità: alla vigilia di Firenze il termometro sale e va bene così. Erano 99, senza sosta, giocate ininterrottamente in campionato sin da quella domenica palermitana di (quasi) tre anni fa. Poco male, le braccia alte della notte con l’Inter al San Paolo sono valse il prezzo del biglietto. Cioè dell’attesa.
IL SOGNO – E ora? Non resta che chiudere la stagione e la sua prima parentesi napoletana nel modo giusto. Quello che tutto sommato De Sanctis ha sempre sognato; quello per cui lui ha lavorato con passione unica sin dal primo giorno di ritiro: conquistare un trofeo con il Napoli e continuare a scrivere la favolosa storia di Champions; e in mezzo, partecipare anche all’Europeo con l’Italia dopo la spedizione Mondiale 2010. In calce a tutti i successi del Napoli di Mazzarri c’è la sua firma, ci sono le sue manone e i suoi capelli elettrici, e dunque è lecito inseguire un sogno tanto da perderci il sonno. Una lettera – una g o un n tanto per dirne una – cambia il corso del destino. Come una parata. Nota di servizio: il suo contratto scadrà nel 2013. Non manca troppo.
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