Il buon giorno si vede dal mattino: e alle undici, il sole che bacia Castelvolturno scalda Christian Maggio e lo trascina fuori dalla guaina raggelante della notte precedente, da quel messaggio fuorviante lanciato attraverso le parole del corpo, del viso, d’una espressione contrita. La sospetta lesione al bicipite femorale si dissolve tra le macchine e le apparecchiature, nella visita all’alba che scongiura il peggio e induce a liberarsi in un sorriso: è semplicemente una contrattura, una maledetta e antipatica contrattura, ma non ci sono lesioni e non ci saranno «quarantene», solo una decina di giorni da affrontare con cautela.
JUVE NI – Al novantquattresimo di Napoli 2 Siena 0, con le lacrime agli occhi, la paura ha spinto ad immaginare orizzonti foschi, un mesetto e passa di inattività, niente Catania e niente Juventus e Lazio e tutto ciò ch’è in programma sino alla fine di aprile; e invece, a freddo, c’è da sentirsi soddisfatti e lasciar perdere le imprecazioni di rito: domenica si riposa, e vabbè, ma da martedì, alla ripresa, sarà persino possibile per Maggio immaginarsi in campo a Torino contro la «Vecchia Signora», perché si gioca di domenica e in posticipo e per certi recuperi una giornata in più è grasso che cola. Altrimenti, male che vada, c’è sempre un altro Olimpico pronto: il 7 aprile, per il faccia a faccia con la Lazio dell’ex maestro Reja.
CHE SFORZO – Il bollettino medico di giornata è un inno alla spensieratezza e nel bel mezzo d’un tour de force del genere, il minimo che ti possa capitare è ritrovarsi con mezza squadra muscolarmente affaticata: succede ad Hamsik e a Gargano, a Lavezzi e Campagnaro e a Cavani, ma la spia rossa è spenta e non c’è preoccupazione sparsa in giro; solo il vago sapore di turn-over, peraltro inevitabile ma non ancora ipotizzabile. A naso, Dzemaili è un titolare in pectore con il Catania: pure contro il Siena ha dimostrato di aver gamba e testa, e Gargano ha bisogno di rifiatare per ritrovare la verve migliore. L’idea Fernandez è di nuovo praticabile, ma se Grava recupera e Campagnaro sente il bisogno di fermarsi un po’, avendo il Catania uomini di passo breve….
MAREKIARISSIMO – E’ qui la festa: anzi no, è altrove, in data e luogo già stabiliti, stadio Olimpico in Roma, 20 maggio 2012, l’appuntamento che Marek Hamsik dà alla gente – attraverso il proprio sito – per conceder libero sfogo alla felicità. Perché ora, quando il Siena è stato appena domato, la testa è filata via dritto alla madre di tutte le partite, a quell’ora e mezza da vivere trattenendo il respiro nell’atmosfera unica, inedita, mai respirata, d’una finalissima: «E’ bellissimo, ci siamo. Ma in questo momento non è il caso di lasciarsi andare, lo faremo semmai al termine della finale: lì sì che sarà possibile. Adesso dobbiamo esclusivamente prepararci per il Catania ed essere contenti di aver conquistato la nostra prima finale. E’ stato difficile e bisogna fare i complimenti al Siena che ha giocato alla grande. Il nostro primo tempo è stato un dominio, ma nella ripresa abbiamo dovuto soffrire per mantenere il risultato. E al triplice fischio, l’emozione è stata intensa».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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