Il passeggero Roy Hodgson scende da Euro 2012, senza scomporsi, dopo aver atteso per centoventiminuti che accadesse qualcosa. L’allenatore con la valigia, che ha sonnecchiato come su un volo intercontinentale, si è alzato solo per i calci di rigore. In campo aveva mandato delle linee del calcio balilla non una squadra di fútbol, riuscendo a fare peggio di Capello in Sudafrica, escluse le papere di portiere e difesa. E Hodgson? Seduto, dormicchiava, con grossi incubi che avevano come protagonista Andrea Pirlo, ogni tanto guardava fuori dal finestrino per sincerarsi che la rotta fosse quella giusta: arrivare ai rigori. Il passeggero Hodgson aveva programmato tutto, primo: non subire gol. Secondo: non farne. Terzo: prenderli per noia. E tanto era contento della riuscita del piano che una volta persa la partita si è anche complimentato con i suoi calciatori: «Hanno onorato la maglia inglese», ma non il calcio, verrebbe da dire. Che per lui è lancio lungo sull’uomo tra le linee nemiche: Carroll che la prende di testa e illude i tifosi, musica d’ascensore. Va bene che tutti lo ammirano per l’elasticità che ha nel passare da un posto all’altro, ma l’impressione è che questa flessibilità sia tutta nella lingua, rimanendo sempre se stesso con moltissimi limiti di tattica. Gli inglesi parevano dei soldatini di piombo disposti a difesa di un forte, e così son rimasti, con il sergente Gerrard che ci rimette una gamba ma rimane in piedi, e gli italiani che le provano tutte senza crederci davvero. Arrivano i rigori, la linea si scioglie, Hodgson si alza, ricordandosi che oltre la valigia ha una squadra e sceglie i tiratori, torna a sedersi, con distacco vede Young e Cole sbagliare mira, richiude gli occhi e poi chiede l’orario dei voli per Londra.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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