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Per la Questura di Roma è stato il Napoli a volere che Hamsik parlasse con gli ultras. Secca smentita del club azzurro

Per la Questura il caso è virtualmente chiuso: la sparatoria a Tor di Quinto è stata il gesto folle di una persona che ha agito da sola e non un agguato organizzato contro i tifosi napoletani. Ma sul tavolo, più politico che di ordine pubblico, resta aperto, apertissimo, il caso di “Genny ‘a carogna“, l’interlocutore che Hamsik si è trovato di fronte quando è andato sotto la Curva Nord, occupata dai tifosi azzurri, per spiegare loro cosa fosse accaduto prima della partita.
Oltre al curriculum personale, con i presunti legami della sua famiglia ai clan, il capo ultrà ha bucato lo schermo imbarazzando tutti per via della la t-shirt pro-Speziale, il tifoso condannato per l’omicidio dell’ispettore Raciti. Tutto questo sotto gli occhi dello Stato: in tribuna c’era Piero Grasso, presidente del Senato e seconda carica della Repubblica, e con lui il premier Renzi. Dalla Questura di Roma nessun commento, l’imbarazzo si percepisce ma la patata bollente viene girata ai colleghi di Napoli: dev’essere la Digos partenopea a spiegare se quel ragazzo avesse o meno i requisiti per accedere allo stadio.
Il caso colloquio. Sabato sera Hamsik e i funzionari di polizia si sono ritrovati quell’interlocutore di fronte. E in quei momenti bisognava far passare i messaggi giusti, fare chiarezza sull’accaduto, spiegare che il tifoso ferito era sì grave, ma ancora vivo, e che il tutto non era legato a scontri con i sostenitori viola. «Perché – spiega il questore Mazza – in quei momenti c’è chi comincia a far circolare notizie artatamente: si era sparsa anche la voce che fosse stato coinvolto un bambino» . Ma quando Hamsik si è avvicinato alla curva «non si andava a fare alcuna trattativa» .
Nessuno, tra forze dell’ordine, club e istituzioni sportive, ribadisce il questore Mazza, ha messo in dubbio la disputa dell’incontro. «Quei 45 minuti di ritardo sono stati chiesti dalle società per permettere di far scaldare i giocatori» , spiega. E aggiunge: «Il Napoli ha chiesto che il capitano potesse incontrare i tifosi per spiegare loro quanto stava accadendo, si era diffusa la voce che il tifoso ferito fosse morto» . Ricostruzione identica a quella del ministro Alfano. Ricostruzione che però il Napoli contesta e ribalta: sono state le forze dell’ordine a chiedere di mandare Hamsik a spiegare la situazione ai tifosi. « Ci siamo limitati ad assecondare le richieste della Digos, per spiegare ai tifosi che il tifoso ferito non era morto» , fanno sapere dal club azzurro. Il Napoli era già stato avvisato in albergo di quanto accaduto a Tor di Quinto e nell’approcciare l’Olimpico ha anche dovuto modificare il percorso del pullman.

La ricostruzione. L’azione di un singolo, per sua natura imprevedibile: nella ricostruzione della Questura, Daniele De Santis avrebbe agito da solo. E’ quello che emergerebbe dall’analisi dei filmati e dalle testimonianze, anche se tra i tifosi napoletani circola un’altra versione, che farebbe ipotizzare l’esatto contrario, cioè un agguato teso da più persone, quindi organizzato e premeditato.
Ma De Santis, arrestato con l’ipotesi di tentato omicidio e porto abusivo d’armi, secondo gli inquirenti avrebbe fatto tutto da solo. Prima provocando i tifosi napoletani innescandone la reazione e poi, una volta aggredito e caduto a terra, mettendo mano alla pistola. Ferendo tre persone, a loro volta in stato di arresto per rissa. «Non c’è stato niente di organizzato, non c’è segnalazione di un gruppo di persone» , ribadisce il questore Mazza che ieri mattina ha fatto il punto della situazione insieme con Diego Parente della Digos e con il colonnello Salvatore Luongo dei Carabinieri. «Ha agito da solo» , ripetono. Qualcuno, però, ha spostato la pistola quando De Santis è caduto a terra. L’arma è stata ritrovata in un vaso da fiori.

Il momento critico. La sparatoria, nella ricostruzione delle forze dell’ordine, ha innescato gli scontri più gravi del pomeriggio, tra tifosi napoletani da una parte e forze dell’ordine dall’altra. La giornata si chiuderà complessivamente con cinque poliziotti feriti (il più grave con una frattura al setto nasale) più due Carabinieri.
Dopo la sparatoria, e non prima come spiegano gli inquirenti, la situazione si è fatta davvero incandescente, con un gruppo di tifosi napoletani che ha fatto inversione tornando indietro e venendo a contatto con le forze dell’ordine. «I tifosi non vedevano arrivare l’ambulanza – spiega Parente, dirigente della Digos – e si è creato attrito, noi siamo diventati il bersaglio della loro rabbia» . Quanto a De Santis, alla Digos risulta che da alcuni anni non frequentasse più lo stadio dopo essere stato raggiunto da alcuni Daspo.

Renzi chiama. Mentre all’Olimpico sabato sera arrivavano le prime parziali ricostruzioni dell’accaduto, in tv lo spettacolo che andava in onda era quello del primo piano di “Genny ‘a carogna” con indosso la t-shirt inneggiante a Speziale. Indignata la vedova dell’ispettore Raciti, Marisa Grasso: «E’ una vergogna, lo stadio in mano a dei violenti e lo Stato che non reagisce, anzi, resta impotente e dunque perde» .
Il premier Renzi, che sabato era in tribuna all’Olimpico, ha deciso di fare sentire alla vedova Raciti la voce delle istituzioni. Racconta la signora: «Mi ha espresso vicinanza e solidarietà personale e dello Stato» . Ha ricevuto anche le telefonate di Piero Grasso, presidente del Senato, del ministro Alfano (è stato il primo, spiega la vedova Raciti) e del capo della polizia, il prefetto Pansa.
Fonte: Corriere dello Sport

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