I sogni… «la proiezione nel futuro della mente, la rappresentazione dei desideri dell’uomo». Così li definiva il premio Oscar, Jeremy Irons, nella pellicola del 2002 «Time Machine». «Il» sogno, quello del patron della Juve Stabia, Franco Manniello, ha finalmente lasciato il cassetto dell’immaginazione e sabato si prepara a trasformarsi in realtà: «È la sfida che adesso più aspetto? – aveva detto lo scorso 19 giugno, pochi minuti dopo aver conquistato la serie B – È quella con il Torino: una nobile del calcio italiano, la squadra forse addirittura con maggior blasone. Non a caso il nostro stadio è dedicato ad un certo Romeo Menti, che faceva parte della squadra perita a Superga».
Sogno, a distanza di pochi mesi, realizzato. Sabato, al «Menti» arrivano sul serio i granata di Ventura, quelli del «cuore toro», una corazzata della serie cadetta. «È davvero una partita che aspetto da sempre – ammette il patron giallobù con un pizzico di emozione – ricordo ancora quando, da giovane, sentivo delle gesta del Grande Torino, di un calcio fatto di passione, poesia, che oggi non c’è più. Purtroppo».
Già, il calcio di un tempo che ha lasciato il posto alle logiche dei media, del risultato ad ogni costo: «Per certi versi lo sarà anche per noi – continua – ci attende una partita a cui teniamo per tanti motivi, ma che resta pur sempre un match con tre punti in palio. E a noi, in questo momento, di punti ne servono almeno una decina per arrivare presto alla quota salvezza».
Ci tiene da morire a battere il Torino, Manniello, vuole scrivere, insieme alla salvezza della sua Juve Stabia (alla prima in serie B nel ’52, la retrocessione fu in pratica immediata) una pagina indelebile del calcio alle falde del Faito: «Quando cedemmo D’Ambrosio al Torino – ricorda – chiedemmo di disputare un’amichevole di lusso coi granata. Oggi quella sfida vale invece per il campionato e sono convinto che sabato sarà una di quelle giornate da ricordare, di quelle da raccontare dicendo ”io c’ero”. E del resto soltanto con il pubblico e il suo calore sarà possibile annullare un gap tecnico che nessuno può discutere».
Ci crede, Manniello che sembra andare a braccetto con Braglia, l’allenatore che ha bacchettato tutti dopo Ascoli, per tenere la squadra sulla corda: «Sono sempre in sintonia con lui: quella di Ascoli non era la vera Juve Stabia. Abbiamo sbagliato una partita, ci può stare, ma contro il Torino mi aspetto la gara perfetta, come quella contro la Reggina: deve essere quello il metro di riferimento. Se giochiamo così non ce n’è per nessuno».
Una vittoria sabato per avvicinarsi alla salvezza, dunque, ma anche per proseguire un percorso di crescita che ha trasformato la Juve Stabia nella faccia buona della città: «Mi auguro che certe frequentazioni della Juve Stabia, che sta ormai facendo la bocca a certi palcoscenici e a certi avversari, possa essere da volano anche nel sociale, per far sì che qualcosa si smuova ad altri livelli per far decollare la città». Un po’ come accade a Napoli con la squadra di de Laurentiis. «Con le dovute proporzioni, è questo quello che ho in mente. Per ora non abbiamo avuto aiuti da nessuno, ma noi siamo persone del fare, caparbie, e andiamo avanti per la nostra strada». Una strada che sabato incrocerà nell’arena del Menti il cuore granata: «Speriamo che quello gialloblù possa battere più forte».
Un altro sogno da trasformare in realtà…
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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