Eccezziunale veramente: e ora che la normalità scivola lieve come il corso d’acqua d’un ruscello, i retropensieri finiscono per ingrossare l’ansia altrui. Chi ha incastrato el matador è l’ordinarietà a cui s’è dovuto – fisiologicamente – piegare un essere umano, ma quell’extraterrestre che ha attraversato l’Italia e l’Europa come un alieno è già pronto a tornare, senza stress e senza tensione. Si scrive Cavani ma si legge comunque goleador: e fa niente se la media s’è ridotta, perché ciò che resta di un abbrivio di stagione ridondante è una tripletta al Milan campione d’Italia e poi un gol in casa del Manchester – re incontrastato di Premier League – e un’altra zampata al Villarreal, mica al vattelapesca .
LA CALMA – La virtù dei forti è in una dose massiccia di serenità interiore, di moderazione e di autocontrollo, di equilibrio inattaccabile: e poco importa se stavolta il vento gira all’incontrario, i tap in un dì vincenti si fermano sui pali o sui guanti del portiere, come con il Parma. Un anno dopo, il Cavani che va incontro al Catania e ad un Cibali amico – rivelatosi già amico – è raggiante come nelle giornate migliori, e la felicità del passato ormai remoto condisce pure questo black-out che Claudio Anellucci, il procuratore del matador, archivia facendo spallucce e rassicurando la folla in attesa attraverso Crc: «Rimanere all’asciutto per un periodo non rappresenta assolutamente un problema, perché a Edinson interessano gli interessi collettivi: la vittoria con l’Udinese l’ha elettrizzato: quelli sono punti pesanti; e che a segnare sia stato Lavezzi ha fatto contenti tutti, me compreso. E’ inevitabile che quando si ferma un cannoniere di così elevato spessore ci sia un pizzico di preoccupazione nella gente; ma il matador – ve lo garantisco – non è per niente inquieto, nè stanco: sta lavorando per la squadra, sta facendo ciò che serve. I gol poi verranno».
CORSI E RICORDI – Certo che prima… Ma quella è un’altra storia e può capitare a chiunque di ritrovarsi a fare i conti con la sorte, a combattere contro le corazzate che nell’area di rigore si sono meglio organizzate e ti circondano, a restare anche un po’ vittima di un incidente – con il Villarreal – che ne ha pregiudicato la condizione, la brillantezza. Ma da un ottobre all’altro, da quel Cavani a questo, ciò ch’emerge è la solita, perfida naturalezza nell’incantare come all’Etihad Stadium, settanta metri in contropiede in un coast to coast con Maggio per coglierne il delizioso assist e sfruttarlo con un esterno sinistro; o anche nella tripletta al Milan, il suo quinto exploit partenopeo distante poco più d’un mese.
IL CIBALI PER LUI – Però poi ci sono i precedenti, le fresche abitudini, le invocazioni e soprattutto le evocazioni: c’è il Catania e in quel Cibali che il 17 ottobre del 2010 gli ha schiuso la porta, Cavani cerca di ritrovare la sua vena poetica, la sua indole da matador, il senso pieno d’un bomber che della Sicilia conosce i profumi, gli aromi, i sapori, gli ingredienti per ripresentarsi a modo suo suo. Clamoroso, dal Cibali.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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