Si può fare: però senza sbandierarlo in giro, raccontando (semmai) ciò che è stato sussurrato sino ad oggi, restando inchiodati sul quel motivetto ch’è piaciuto tanto ( «puntiamo sempre al massimo») : un modo elegante per dire tutto e contemporaneamente nulla, per tenersi aperta la porticina della speranza e pure quello dalla fuga delle aspirazioni (ritenute) esagerate. Niente è impossibile, men che meno sognare: e in quel calendario ch’è dinnanzi agli occhi, mandato giù a memoria, il patto di Castelvolturno prende forma in maniera sostanziale attraverso un calcolo delle possibilità fondamentalmente realistico, però da certificare sul campo: il Chievo prima e l’Atalanta poi, la sosta per rifiatare e a seguire, Torino in casa sua e Genoa al san Paolo. Marzo è pazzo e c’è bisogno di renderlo esecutivamente tale, di certificare la propria «lucida follia» sul campo, di trascinare il Napoli al di là dei limiti rispetto alla Vecchia Signora: sei punti, in realtà due partite, o anche le quattro che verranno, con vista però sull’aprile che arriverà.
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